La fanciulla sulla collina

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    Il sovrano

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    Intanto, l'alba tingeva di rosa le imponenti mura di CastelBowser. Solitamente ben pochi Koopa erano svegli in quel momento, perciò quasi nessuno sapeva che, a quell'ora del mattino, anche le mura dell'austero castello erano di un tenero rosa che scaldava il cuore.
    Uno dei servi addetto alle pulizie aveva anche l'incarico di andare a prendere il giornale. Allora si svegliò presto e raggiunse l'edicola più vicina, osservando il paesaggio che, a poco a poco, si animava con l'avanzare del sole nel cielo.
    Appena prese il giornale in mano vide, con orrore, che Ludwig era ritratto in una fotografia insieme a una ragazza, una certa Giulia. "Che orrore!" pensò "Storie d'amore con gli umani! Questa la devo riferire a Bowser. E subito!".
    Corse come un pazzo verso il castello, raggiungendo l'undicesimo piano, dove c'era la lussuosa camera del sovrano. Era povero e sporco e non poteva presentarsi così negli appartamenti privati. Però quel problema era troppo grave: sarebbe stato punito piuttosto per non averlo riferito a Bowser.
    Allora, dopo aver respirato a lungo, bussò al decoratissimo portone.
    «Chi va là? Devo dormire almeno dieci ore al giorno! Altrimenti morirò presto e all'improvviso!»
    Il Koopa, fece una smorfia (Bowser lo costringeva a lavorare così tanto che aveva meno di cinque ore per dormire, ogni giorno), e gridò: «Scusate per il disturbo! Ma vostro figlio è stato catturato dai Lakitu giornalisti nel mezzo di un incontro amoroso con un'umana!»
    «COOOOOSA?». Bowser, senza nemmeno essersi tolto il berretto da notte precipitò fuori dalla camera, sbattendo rovinosamente il prezioso portone contro l'antico muro ricoperto di affreschi. Afferrò il Koopa per il guscio, mentre lui piangeva dalla paura.
    «Non prendetevela con me! Sono solo un umile servo che ha voluto farvi un favore!»
    «In effetti hai ragione... Me la prenderò con Ludwig...»
    Bowser lasciò andare il Koopa e, mentre si dirigeva verso la stanza del famigerato Bowserotto inspirò a fondo: come mai Ludwig era stato così indiscreto? L'aveva sempre visto molto chiuso e riservato. Perché aveva deciso di fidanzarsi con un'umana? Questo avrebbe gettato fango su tutta la famiglia: dopo 2000 anni non voleva proprio che il nome della dinastia Bowser venisse deriso.

    Intanto, nella redazione, il Lakitu che era stato da Giulia puliva il pavimento sospirando: non aveva ricevuto la promozione perché aveva detto al capo che aveva provato pietà per la povera ragazza. Mentre strofinava lo straccio contro le piastrelle fino a farle splendere, ripensava a quell'ingenuo sorriso e si sentì terribilmente in colpa.
     
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  2. Clarinet~chan
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    Bowser che deve dormire altre dieci ore è la chicca del GDR x,D
    Rido!


    Nel frattempo Ernesto aspettava pazientemente che la moglie e la figlia si svegliassero, seduto su un divanetto del corridoio che separava le stanze da letto col resto del palazzo, col giornale in mano e con un'espressione alquanto perplessa e preoccupata.
    Nella sua testa echeggiavano dubbi e incertezze, primo di tutti il motivo per cui Giulia non aveva riferito a lui, alla moglie, e nemmeno ad Alessandro, il koopa di cui aveva una leggera cotta dell'incontro col principe, uno degli artisti musicali preferiti della famiglia.
    Il corridoio non aveva alcuna finestra, eccetto per la fine, dove comunque la luce entrava a malapena, necessitando di una lampadina affinché si riuscisse a vedere bene.
    Passarono i minuti, interminabili, scanditi dall'irrefrenabile pendolo, e la testa del filosofo fu ancor più mossa da paranoie, che ormai non riguardavano più solo la figlia, ma la famiglia intera.
    La buona fama che egli acquisì tanti anni prima, con sudore e forza d'animo, con lacrime e speranze, quella a cui ambiva anche la figlia, stava per essere divenuta solamente un lontano ricordo felice, nel tempo immediato di un soffio della brezza di quelle belle giornate di una primavera appena giunta.
    Un rumore lento e cigolante si sentì, facendo girare la testa del filosofo verso la fonte di esso.
    Era arrivato quel maledetto momento.
    Era la porta di Giulia che si apriva, mostrando una marchesina con un'espressione felice ed entusiasta, in contrasto con quella del padre, pallida e quasi cadaverica, quella di una giovane ingenua ancora abbracciata da una dolce menzogna, e quella di un uomo adulto che ha appena aperto gli occhi di fronte alla cruda verità, conscio di essere stato vittima di un raggiro.
    La ragazzina salutò dolcemente il padre, chiedendo se aveva dormito bene e se aveva fatto colazione, ma Ernesto non rispose. Non aveva il coraggio, la voce per illustrare quello che era successo, e per non essere definito un codardo, un'espressione che odiava, a dir la verità, mostrò il giornale.
    Non condivideva il fatto di essere biasimato, insultato per il semplice fatto di aver avuto paura, di avere un cuore, dei sentimenti, e di non essere riuscito a superarli. Dopotutto non tutti hanno la forza d'animo necessaria ad affrontare tutto di petto, ripeteva spesso nei libri e nei circoli ai quali era invitato.
    Tornando a quello che stava succedendo, la ragazza fu prima felice, perchè aveva visto il suo nome nel giornale, ma dopo aver acceso la luce, notò con orrore che quella non era una recensione della grande fatica che aveva impiegato ad essere notata come autrice, ma un mero e stupido gossip.
    "M-ma..."
    balbettò fissando l'immagine che la ritraeva prendendo il quadernino da Ludwig, con i suoi occhi da cerbiatta, scuri e lucidi allo stesso tempo, in proncinto di creare delle lacrime che cercava di trattenere invano.
    "L-Ludwig ed io non siamo innamorati... ci siamo visti per caso... e non abbiamo parlato molto..." continuò mentre una lacrima cominciava lentamente a rigarle la faccina ormai arrossita, mentre il padre l'abbracciò.
    Credeva a quello che la figlia diceva, perché Giulia è sempre stata sincera nei suoi confronti, eccezion fatta per quando prendeva dei dolcetti di nascosto, non faceva i compiti di disegno e altre piccole magagne.
    "Ho rovinato la famiglia, papà... per la mia stupida ingenuità..." continuò appoggiando il volto sulla spalla del padre cominciando a singhiozzare e a piangere più forte.
    "Non dirlo, bimba mia... cercheremo di rimediare..." le sussurrò all'orecchio Ernesto, accarezzandole la schiena, cercando di non far capire alla figlia che neppure lui non aveva soluzioni in mente
    "E come? Siamo umani, siamo fregati, non siamo credibili! Ti ho rovinato la reputazione... e ho rovinato quella della nostra famiglia..." chiese la figlia a voce più alta, non urlando per non disturbare madre e servitù.
    "Troveremo un modo... dopotutto abbiamo le famiglie Koorpone e de' Koopesi al nostro aiuto." ripetè il marchese rimembrando all'alleanza che correva tra le loro famiglie, un'amicizia di vecchia data che ormai intercorreva da tutte le loro vite.
    Pietro, Alessandro, Adelaide appartenevano a esse, essendo figli dei membri più importanti delle loro stirpi, e non giudicarono raramente Giulia e gli altri umani, grazie alle idee illuminate in cui essi stessi erano cresciuti.
    "E se ci tradiranno?" chiese paranoica la ragazza
    "Non lo faranno, tranquilla, siamo ormai amici di vecchia data... ormai li conosci anche tu, sopratutto i tuoi amici" disse finalmente il marchese, mentre ormai il sole era già altissimo in cielo.
     
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    Una folla di Koopa e Goomba inferociti si era radunata davanti al castello, brandendo cartelli che recitavano "No alla promiscuità!" oppure "Siamo Koopa e Koopa rimarremo!".
    «Porco water... Siamo nei guai» imprecò una guardia, prima che un Koopa la colpisse alla testa con un telefonino di vecchia data, ormai non usato più da nessuno se non come pericolosa arma.
    La giornata era gelida: il vento soffiava senza pietà, portandosi dietro le foglioline che erano appena cresciute, staccate violentemente dagli alberi. Nel castello c'era un tepore che non rifletteva però ciò che regnava nel cuore di Bowser. Il sovrano era quasi ammalato e la sua ira l'aveva fatto impazzire.
    «Si calmi, sua maestà!» la voce acuta di Kamek naturalmente non migliorava la situazione. Il fedele servo teneva in mano una tazza di profumato tè caldo «Beva questo, così potrà riprendersi. E prenderemo con calma una decisione.»
    Bowser prese la tazza e fece finta di bere, avvicinandola alla bocca. Poi rovesciò tutto il tè in faccia al Magikoopa che, dalla spiacevole sorpresa, emise un verso tremendissimamente acuto.
    «Kamek, ordina a dei soldati di fare strage nella folla di proteste che c'è sotto. Ormai questi stupidi si lamentano di tutto. Cosa interferiscono con le faccende private del castello?»
    «Ma non ricordi? Tuo padre aveva promesso che IsolBowser sarebbe stata pacifica, niente più stragi di innocenti...»
    «Innocenti? Quelli seminano zizzania! Comunque manda anche dei delegati alla villa della maledetta Giulia. Sequestrerò la loro casa e tutti i loro beni. Quella non può permettersi di "innamorarsi" del principe Ludwig!»
    «Mi pare una decisione drastica...»
    «Sporchi umani con il raffinatissimo sangue reale! Ma ti rendi conto? Esilieremo la famiglia a Borgo Bowser, dietro alle montagne, dall'altra parte dell'isola. Così, in quarantena. Una volta sposatosi Ludwig, potranno tornare indietro, ricominceranno però tutto da zero.»

    Un drappello di quattro Koopa con eleganti vestiti rossi e particolari copricapi neri arrivò verso le due del pomeriggio davanti alla deliziosa villa in stile neoclassico. Il vento soffiava fortissimo e spesso i delegati dovevano tenere il cappello con la mano, per evitare che cadesse.
    «Vi confischiamo tutti i beni» urlò quello che stava davanti, mentre il suo compagno suonava la tromba per avvisare gli abitanti della villa.
    I quattro sfondarono il prezioso cancello in ferro battuto, che aveva resistito a tutte le intemperie per quasi un secolo. Quel cancello aveva molti anni di storie alle spalle e fu malamente calpestato quel giorno di primavera. Il drappello di Koopa arrivò nel giardino, incurante del fatto di aver rovinato con le proprie rozze calzature l'armonia che, fino a poco prima, regnava lì.
     
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  4. Clarinet~chan
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    Il rumore fece svegliare la famiglia al completo, anche Marianna, che in quel momento stava dormendo come un ghiro, e vide i funzionari, nelle loro tuniche di color porpora e avvolti nei loro copricapi scuri.
    Ernesto e la figlia, si alzarono velocemente dalla sedia e corsero con la marchesa verso l'ingresso.
    Il loro cancello era completamente distrutto, quel ferro amabilmente costruito il secolo prima da un abilissimo fabbro, un koopa che non s'immaginava per niente che il suo lavoro fosse così calpestato cent'anni dopo.
    I tre uscirono dal portone, avvinghiati in un unico abbraccio, che ripeteva al mondo l'unità della loro famiglia, anche nei momenti più drammatici, come in quello.
    Quelle parole furono dette.
    Ernesto non poteva credere a quelle parole, e si fece avanti, slegando l'abbraccio della moglie e la figlia.
    "Non potete farci questo! Giulia non è innamorata di Ludwig e non è neanche interessata a lui!" urlò a pieni polmoni, per poi abbassare la testa, respirando affannosamente, mentre la figlia ancora piangeva ancora avvinghiata la madre.
    Ma ci fu una cosa a perturbare l'atmosfera drammatica.
    Tre figure dall'aria preoccupata si avvicinarono ai funzionari, due maschili e una femminile, tre koopa dall'aria giovane e viva, al contrario dei musi morti dei servi di Bowser.
    I maschi, fratelli, di cui il maggiore, sebbene fosse più basso, aveva un'aria più matura e seria, il cui viso era ravvivato dai riccioli rossi che gli coprivano le corna.
    Il minore, coetaneo alla marchesina, aveva un corpo più allungato, ma aveva uno sguardo più tenero e gli occhi più dolci, scuri come il colore dei suoi capelli, anc'essi ricci, dal taglio simili all'altro koopa, e dal quale taschino dell'elegante giacca che indossava, dello stesso modello del fratello, ma di colore più chiaro, uscisse fuori un pupazzo di peluche che rappresentava Bowser, chiamato affettuosamente Socrate.
    L'unica femmina dei tre koopa, invece aveva i capelli biondi, raccolti in un'elaboratissima pettinatura la cui altezza era decisamente esagerata, che se si guardava bene, si notavano delle punte castane. Le cornina, piccole, erano decorate da due graziosissimi fiori veri. I suoi occhioni azzurri, erano corrucciati in un'espressione più arrabbiata, rispetto a quella dei suoi fratelli, e fissava malamente i funzionari, sistemadosi nel frattempo il neo finto che mise sotto al labro. A coprirla aveva solo un elaborato corpetto i cui colori principali furono il rosa e il verde acqua, e la coda, senza alcuna spina, ma comunque decorata da due fiocchi, posizionati all'altezza del coccige e della punta.
    A non farle sentire con i piedi la consistenza del pavimento, ci pensavano due scarpette con i tacchi alti, che richiamavano il corpetto e le decorazioni per le corna.
    Ernesto guardava ancora a terra, affranto, ma Giulia si girò verso di loro e fece il suo dolce sorriso
    "Adelaide... Pietro.. A-Alessandro" mormorò la marchesina asciugandosi le lacrime, mentre il castano ricambiò e, infischiandosene dei funzionari, si avvicinò alla fanciulla e rise intenerito.
    "Ogni membro dell'Accademia degli Schiaffi, deve aiutare il proprio compagno nel momento del bisogno, e comunque ti devo dire una cosa.."
    enunciò Alessandro stringendo la mano all'amica, che chiese al koopa alzando i suoi occhi ancora lucidi cosa dovesse dire, una risposta che tuttavia non arrivò, dato che Addy continuava a guardare disgustata i funzionari e urlò a loro tirando la casacca a uno di essi
    "MA LO SAPETE CHE IL PORPORA E' FUORI MODA DA ALMENO CINQUE ANNI?! E QUEI COPRICAPI SONO ORRIDI, NON SI VEDONO DA ALMENO TRECENTO ANNI"
    gettando scompiglio e ilarità tra il pubblico che guardava, facendo sorridere lievemente i Merlani, anche e sopratutto Giulia, che strinse ancor più forte la mano ad Alessandro, e alla madre, e ad Ernesto, che alzò nuovamente il viso, guardando Pietro, che soppraffato dalla timidezza, non aveva ancora detto nulla, ma di cui si sapeva che il suo contributo sarebbe stato forte.
    Tutta la famiglia, e gli amici si avvicinarono, e stando immobili di fronte agli intrasigenti funzionari, e poco a poco che i secondi passavano, il loro coraggio aumentava, contrastando il freddo, per un mondo più giusto, per un sistema giudiziario più equo, che non sequestrava case e proprietà in base a dei gossip infondati e ad assurdi razzismi, anche se Adelaide continuava a criticare aspramente i vestiti dei funzionari, ma venne subito zittita da Pietro.
    Ora che l'atmosfera si era fatta più seria, si aspettava una reazione da quei funzionari.
     
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    «Scusate ma noi non possiamo fare niente» fu funzionario più alto a parlare. Aveva una faccia seria, ma allo stesso tempo molto stanca: anche loro, dopotutto, erano costretti a lavorare senza tregua. «Re Bowser ci ha dato un ordine,»
    Il più basso aprì bocca, guardando Ernesto: «Tu mi sembri un letterato. Saprai che quest'isola, la più pacifica e nobile di tutte, è governata da un Re, che è superiore a tutti noi. Lui è il discendente del dio Bowser I, incarna il suo volere. Ciò che esce dalla sua bocca è giusto, dato che il volere di Bowser I non può essere "sbagliato". Bowser vi ha ordinato di lasciare la casa. Potete portarvi dietro solo vestiti e beni che non superino i 1000 EurBowser. Il resto verrà consegnato direttamente a Bowser: saprà lui che cosa farne. Avete un'ora per prepararvi. Sta già arrivando la macchina che vi porterà a...»
    «Borgo Bowser!» la voce cavernosa del terzo ufficiale fu come una sorpresa, come se la destinazione dei Merlani non la fosse già «Andrete a Borgo Bowser, un piccolo paesello dall'altra parte delle montagne. Bowser vuole che restiate lì finché Ludwig non si sposa. A quel punto potrete ritornarvene qui.»
    Improvvisamente arrivò una auto molto costosa: veniva direttamente da CastelBowser. Era di una marca antica, ma il modello era nuovo. Era decisamente una delle macchine più costose dell'isola, rifinita con oro e ornamenti che, più che sembrare antichi, erano futuristici. Al castello ce n'erano a bizzeffe, di quelle auto. Quella era l'auto che avrebbe condotto la famiglia a Borgo Bowser.
    «Mentre voi vi preparate» fece il delegato alto «Noi perlustreremo la vostra casa.»
    «Il diritto di farlo ci è stato conferito nientepopodimeno che da Bowser in persona, rappresentante dell'onnipotente e trascendente Bowser I.» finì quello dalla voce cavernosa.
     
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  6. Clarinet~chan
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    "SCORDATEVELO"
    Urlò a gran voce, la giovane aspirante scrittrice che fino ad allora era rimasta dolce e tenera, di un tono che in quel momento era arrabbiato e frustrato.
    Era lei, la marchesina Giulia, la diretta interessata di quella sventurata vicenda ad aver provocato i funzionari. Le sue manine, racchiuse in un pugno, erano rivolte verso il basso, ma il suo sguardo, fisso a scrutare negli occhi del funzionario i suoi più reconditi segreti, trasmetteva la sensazione di una persona che si era stufata di rimanere in un angolino a piangere, di lasciar fare tutto ai parenti e agli amici, che la fissavano immobili, con il medesimo sguardo impietrito e sorpreso, insieme ai curiosi che per godersi la scacciata di due umani, scattavano fotografie a raffica per ricordarsi il grande momento che stava accadendo.
    Ma la ragazza si girò i tacchi che non aveva, facendo fluttuare la sua camicia da notte, corse nella sua stanza, prese il quadernino, quel libretto che probabilmente l'aveva messa nei guai, e tornò, per consegnarlo al funzionaio di fronte a lei.
    "Prima di scacciarci così, in questo malomodo, provate a leggere questo, poi vedremo, e se non siete convinti, guardate gli appunti di Ludwig, chiamate pure la polizia postale per leggere i messaggi, e rendetevi conto dell'enorme ingiustizia che state commettendo voi e il nostro supremo re!"
    Si sfogò la ragazza mentre la madre cominciò a fare un piccolo applauso, al quale, lentamente, si unirono rispettivamente anche il marito, e gli amici..
    I curiosi, che pensavano di essere venuti lì per divertirsi, rimasero colpiti da quelle parole, spaccando in metà la folla.Alcuni reagirono positivamente, unendosi al gruppo di coloro che supportavano i Merlani, quelli che aprirono gli occhi comprendendo, almeno in parte, com'erano gli umani in quel periodo, e di come venivano disprezzati nel mondo Bowser, altri negativamente, andandosene da quel luogo e mandando malaparole verso la famiglia, odiando ancora di più quell'infima razza che erano gli umani.
    Giulia, tornata in sè, odiava arrabbiarsi, ma si era resa conto che quello era il momento di reagire, di salvare almeno i beni della famiglia.
    Coloro che cominciarono a supportare i marchesi, si avvicinarono e chiamarono i propri amici, per manifestare, e in men che non si dica, la villetta dal cancello sfasciato era piena di manifestanti di tutte le etnie e speci, cartelli e striscioni dai colori disparati, che sventolavano a causa del vento gelido, insieme alle foglie e alle piante, e fu quella, probabilmente, la prima volta che umani e koopa andarono d'accordo.
     
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    Una fanfara di trombe interruppe il putiferio che era scoppiato davanti a Villa Merlani. Era forse il giorno del giudizio? I tempi erano maturi. No, era solo la macchina di Bowser, protetta sia davanti che dietro da macchine altrettanto preziose, ma più piccole. Tutti i Koopa si inchinarono davanti all'imponente macchina, che avanzava lenta verso la splendida villa. Era una visione inquietante, come il tristo mietitore che avanzava sospeso in aria in mezzo alla nebbia.
    Le auto si fermarono davanti al cancello distrutto: la folla, per rispetto, si era separata in due gruppi, affinché si formasse un percorso al centro per far passare il sovrano. Scese Bowser, seguito da Kamek e da due guardie del corpo. Il sovrano, incurante del potente vento che in quel momento era capace anche di sradicare alberi, procedeva serio. Era affaticato dagli anni, ma nei suoi occhi bruciava una fiamma inestinguibile, che gli conferiva autorità e potere.
    Bowser si fermò davanti al signor Ernesto e, in segno di rispetto, fece un cenno con la testa. «Egregio signor Ernesto» Bowser sapeva che stava parlando con una delle personalità più colte di IsolBowser «Sono venuto per confermare davanti a voi e a tutta la popolazione che siete, purtroppo, in esilio dalla capitale Cittix. Mi duole comunicarvelo, ma non solo voi avete ricevuto una punizione, dato che Bowser I non è ingiusto contro nessuno. L'altra metà della colpa appartiene al principe Ludwig: a lui sono già state assegnate le dovute punizioni. Non c'è nessuna prova che vi possa salvare, perché l'unico documento del controverso momento è la foto pubblicata sul giornale La Gazzetta del Koopa. E l'unico testimone è il proprietario del quotidiano Lakitu.»
    «Sì Re Bowser» lo spudorato Lakitu si era fatto spazio fra la folla «Il mio giornalista li ha visti chiaramente insieme: parlavano e arrossivano. Tutte le prove sono contro i Merlani! Esiliateli!» Lakitu continuava a difendersi, per difendere anche la reputazione del suo quotidiano.
    Bowser fulminò Giulia con i suoi occhi di fuoco. Kamek disse, con la sua voce acuta: «Se voi non acconsentite in questo momento di preparare i bagagli, dovremo prendere misure più drastiche. Pensate al povero Ludwig: lui sconta la sua pena in silenzio. Se vi rifiutate di scontare la vostra, è anche un atto poco rispettoso nei confronti di colui che condivide la colpa con voi. Pensateci.»
     
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  8. Clarinet~chan
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    Era ormai diventata una situazione surreale, quella che stava accadendo lì, in quel preciso istante, in quella villetta neoclassica il cui cancello era ormai distrutto, un edificio ormai pieno di cartelloni e striscioni fatti di fretta che rovinavano momentaneamente la facciata, che vide secoli di storia di una famiglia che ormai stava per essere allontanata per chissà quanto tempo da lì, quegli affezionatissimi luoghi di un filosofo, della moglie e della figlia che lì nacque, nella stanza in cui dormivano i genitori.
    L'atmosfera si era fatta pesante, decisamente inquietante.
    Il re era lì, di fronte ad Ernesto, uno di coloro che sono riusciti a generare così tanto clamore contro una pena a parere suo e della famiglia e dei sostenitori, ingiusta, dettata da quella sete di gossip, che non guardava in faccia nessuno tipica dei giornalisti.
    Nessuno osava rispondere per timore di quel temibile e severo sovrano qual era il sovrano, nemmeno il marchese stesso, che si era cambiato con il resto della famiglia poco prima, facendo indossare a tutti il loro vestito più elegante, per le donne ancora più infiocchettato e ampio rispetto al giorno prima e facendo raccogliere i capelli alla figlia in uno chignon, una pettinatura più matura ed elegante.
    A rompere il ghiaccio fu lui stesso, seppur impaurito e terrorizzato, prima guardò la famiglia, e poi i successori, che lo guardarono con uno sguardo fiducioso e spronando, in silenzio, a far valere le sue opinioni come un vero filosofo che si rispetti, prima di far arrabbiare il re, la cui espressione corrucciata faceva paura.
    Egli s'inchinò e cominciò a parlare
    "Ossequi a voi, nostro temibile e rispettabile sovrano" salutò educatamente il filosofo, con un tono intimidito.
    "Rispetto la vostra opinione, però, vi prego di ascoltare la versione della mia fanciulla! Lei non ha mai nutrito tanto interesse verso Ludwig, escludendo il campo musicale, che apprezza tanto. Quello che era successo è stato un mero caso, avete presente quel sentimento in cui voi o uno dei vostri figli riuscite a vedere uno dei vostri idoli? E' una delle sensazioni più belle del mondo, che ognuno di noi ha avuto almeno una volta nella vita. A me è successo col noto filosofo Cesare Booccaria, quello del libretto dei funghetti e delle pene, lo conoscete?
    Poco importa, mio sovrano, ma comunque lasciate che la nostra ragazza spieghi tutto"
    cercò di difendere la famiglia, e anche la propria reputazione, ricordandosi improvvisamente, mentre parlava di un'arte che egli aveva appreso tempo prima, una delle sue materie preferite, quando era in collegio: la retorica, quell'uso egregio della parola tanto apprezzato dai sofisti, quei filosofi grechi che rivoluzionarono il loro settore, un'espressione della propria creatività di cui il marchese dubitava sapesse Bowser, sapendo che la branchia di studi da egli scelta si concentrava più in materie belliche e violente, a suo parere.
    Giulia, intanto, ormai calma e impreziosita da quell'abito bellissimo, osservava tutto, in silenzio, tra Alessandro, il koopa di cui ormai si era innamorata, a cui era un passo da una dichiarazione, interrotta poco prima inconsciamente da Adelaide e la madre, che guardò il marito con un'espressione orgogliosa lisciandosi i suoi capelli rossi, di cui andava orgogliosa.
    La marchesina era lì, col suo amato quadernino in mano e col telefono pronto per essere usato come una prova che avrebbe contrastato una volta per tutte le mestizie di quel maledetto lakitu.
    La folla era rimasta in silenzio, e qualcuno di loro mirava il cielo, che sebbene rimanesse di un azzurro terso, aveva ancora delle nuvole, che tendevano al grigiastro, che continuavano a soffiare il loro forte vento, che scuoteva peli e capelli di tutti i presenti, mentre il padre era diventato più tranquillo, mantenendo comunque una postura ossequiosa nei confronti del sovrano.

    Scusa se queste parti sembrano assurde o insensate, e scritte male, ma ho i miei dubbi su quello che sto scrivendo adesso :c
    Cerco di mantenere la stessa qualità di prima, ma temo che essa si sia abbassata.
    Comunque spero che ti piaccia ancora ruolare con me, e coffcoffhotanteideineintestaconl'accademiadeglischiaffieludwigcoffcoff
     
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    Lol, Cesare Booccaria, sei un genio xD Comunque scrivi benissimo eh, mi piace un sacco 'sta ruolata!


    Il marchese non l'avrebbe mai sospettato, ma Bowser era come un vero e proprio enciclopedista dei secoli bui. Non solo aveva appreso l'arte della guerra e dell'autodifesa (ed era quindi sempre fisicamente allenato, così come sempre capace di creare schemi di battaglia), ma aveva anche ricevuto un'approfonditissima istruzione per quanto riguarda le arti del trivio e del quadrivio. Esperto nella teorica musicale, nella grammatica, matematica e scienza, amava puntare il cannocchiale verso il cielo e scoprire nuove stelle. Aveva persino appreso la filosofia e la retorica del suo mondo e aveva leggiucchiato libri sul pensiero umano, anche se sempre afflitto da quell'ancestrale pregiudizio. Ma i giornali non parlavano mai di questo suo lato da intellettuale, perché un re stratega era molto più acclamato dal popolo che un re filosofo.
    Sorprendendo tutti i Koopa presenti, Bowser rispose facendo coltissimi riferimenti alla storia e alla letteratura. «Carissima Giulia, so che il quadernino e il telefonino possano fornire una prova eclatante, però niente v'impedisce di mentire a proposito. La nostra millenaria cultura non si basa sulla giurisdizione. Abbiamo una cultura alle nostre spalle, giudichiamo in base a ciò che pare giusto o ingiusto. La storia insegna più di un libro di costituzioni. Non avete infranto nessuna legge, però il passato parla molto di più. Il famoso Marchese di Rocca Koopa s'innamorò di una raccoglitrice di uva: tale innamoramento portò poi alla morte di due innocenti e del marchese stesso. Non possiamo fare gli stessi errori del passato. E la nostra religione dà un gran suggerimento, così come il fatto che tutti devono imparare a subire sconfitte. La vita è fatta di alti e di bassi, a ogni basso corrisponde un alto di eguale intensità. Se voi imparate a sottomettervi, potrete ritrovarvi con una bella sorpresa, in futuro.»
    Il Lakitu interruppe il saggio discorso, urlando: «Re Bowser ha ragione! Una decisione venuta dal cielo! Esiliate quegli umani una volta per tutte! La piaga della società! Ludwig è caduto nella trappola ammaliante di Giulia! Chissà quali piani malefici!»
    Tutti i Koopa che sostenevano l'esilio dei Merlani iniziarono ad acclamare il, secondo loro, saggio Lakitu, urlando parolacce talmente rozze che avevano fatto arricciare il naso a Bowser.
    «Comunque...» sussurrò il sovrano «Se voi, marchese, vi reputate veramente un letterato, non dovreste preoccuparvi dei beni materiali che vi circondano. Portatevi dietro dei libri: quelli sono il tesoro più grande, anche se in realtà, il tesoro più grande sta solo nei vostri ricordi...»
    Bowser non poteva ritirare l'esilio già annunciato ufficialmente: avrebbe significato troppo per la sua autorità. I Koopa l'avrebbero infangata ulteriormente se Bowser si fosse rivelato come uno che non era sicuro delle sue idee, ritirando ciò che era già stato annunciato ufficialmente. La vergogna portatagli da quell'articolo di giornale era già abbastanza, non voleva altri intralci.
     
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  10. Clarinet~chan
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    Cesare Booccaria è amore, Cesare Booccaria è vita, ricordalo.
    In effetti ce lo vedrei quel filosofo come un boo, timida e rotonda qual era la sua controparte vera xD
    Comunque sono contenta che ti piaccia ruolare con me (*o*), ma non aspettarti che i cari filosofi se ne stiano zitti e se ne vadano a Borgo Bowser hehehehe


    Ernesto ascoltò interessato le parole del suo sovrano, e notò con piacere che era un koopa interessato alla storia e alla filosofia. Anch'egli lo conosceva, quel racconto del marchese di Rocca Koopa, e volendo, lo sapeva approfondire, essendosi laureato in lettere e filosofia poco più da ventenne, appena diventato da padre da un mese.
    L'atmosfera cambiò, da una tetra e inquietante a una più dialettica, retorica e filosoficamente approfondita.
    Ernesto si giocava le sue conoscenze, e lo faceva con il suo stile ricercato e raffinato che faceva riferimento a quello degli illuministi, la cui totalità ormai era diventata un boo o un tartosso, quello spiegato nei suoi libri.
    "Mi spiace contraddirvi, signor Sovrano, però se esaminiamo alcuni scritti risalenti all'epoca degli avvenimenti dell'episodio Rocca Koopa, si riesce a capire che quegli omicidi non c'entravano niente con l'amore tra il koopa e la raccoglitrice di uva, ma che la colpa venne comunque affidata al marchese, attraverso una calunnia analoga a quella che stiamo ricevendo noi adesso, che fu condannato alla pena di morte, senza avere la possibilità di diventare successivamente un boo o un tartosso, un episodio poi analizzato dai signori Tartosserri e Booccaria, allora Kooparia e Kooperri, due koopa, che decisero di collaborare insieme ad altri esseri diversi, tra cui l'abate devoto al dio Bowser I, Longhi, che era un umano. Grazie a questa efferata e allora scandalosa collaborazione tra così tante speci, nacque l'Accademia dei Pugni Bowseriani, redassero un giornale chiamato il caffè e da lì uscì pure il dei funghetti e delle pene del signor Booccaria, una collaborazione interrazziale che ha permesso a Isolbowser di diventare quello che è adesso"
    precisò il noto filosofo facendo un sorriso soddisfatto per ciò che aveva appena specificato, sistemandosi successivamente la parrucca.
    La sua spiegazione non faceva una piega, almeno per il marchese e i suoi sostenitori, e ciò dava questa sensazione, un barlume di speranza per una giustizia a cui essi ambivano fin da subito, una uguaglianza che non avrebbe tenuto conto di consuetudini e di vecchie carte, ma che ne avrebbe create nuove, più illuminate.
    La figlia ascoltò il padre parola per parola, lisciandosi la ciocca da cui partiva lo chignon, che le cadeva sulla spalla, ammirata e fiduciosa per il futuro ideale per cui egli combatteva, in cui ci si rispecchiava, un domani prossimo in cui sarebbe tornata sulla collina per ispirarsi, senza montagne frigide e persone dalla personalità e mentalità fin troppo chiusa, che alla parola Koopaire drizzavano i gusci per il disgusto verso le sue idee sulla religione, tra l'altro non condivise dalla famiglia Merlani, che era abbastanza credente, per appartenere a una corrente filosofica laica, esattamente come la sua ispirazione Booccaria.
    "Poi, signor sovrano, vi raccomando di rileggere il codice Bowseriano redatto proprio dal nostro signore Bowser I, o almeno la sua versione originale, si accorgerà che molte delle regole originali, tra cui quelle della giurisprudenza vennero modificate dai successivi sovrani dell'ottavo secolo dopo Bowser, condizionati dalle idee dell'allora potentissimo papaBowser, un personaggio che venne abolito tre secoli dopo"
    continuò Ernesto sfornando ciò che sapeva in ambito storico e filosofico, in cui era uno dei più noti esponenti e l'unico umano tra di essi. In espressione aveva un sorriso candido, non ingenuo, un'espressione di colui che sperava e che non avrebbe mollato finché non riusciva ad essere rispettato.

    Edited by Clarinet~chan - 16/1/2016, 22:32
     
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    Bowser rimase ammaliato da quella discussione, che lo stava divertendo parecchio. Quasi quasi voleva invitare quella eccentrica figura a bere un tè al castello, ma poi si accorse che la situazione era ben diversa. Se non avesse esiliato quella famiglia, oh Bowser I, quanto sarebbe finita male per la sua famiglia! Non amava pensare solo a sé, ma per il bene della famiglia era disposto a fare qualsiasi cosa. Inoltre, il danno causato alla famiglia Merlani sarebbe stato più facile da risolvere per la famiglia stessa, mentre non esiliandola, i problemi incontrati dalla famiglia di Bowser sarebbero stati ben più gravi.
    Voleva continuare con quel botta e risposta con il coltissimo marchese, aveva anche in mente tantissime argomentazioni. Ma sapeva che quell'orgoglioso padre di famiglia non avrebbe ceduto volentieri. Anche le sue argomentazioni erano di ferro. Con un nodo alla gola, il Re tornò nella sua macchina, che partì circondata dalle guardie. Bowser non si era nemmeno degnato di rispondere al marchese, per paura che questo nuocesse alla sua pubblica figura.
    «Prendetelo, quindi!» gridò il Lakitu e la polizia si gettò sulla povera famiglia. Bowser era risoluto: in casi estremi si sarebbe usata la violenza. In realtà il governo di IsolBowser non era democratico come quello di Koopalandia: era teocratico e oppressivo. Ma il popolo si era sempre comportato bene, ecco perché non si parlava mai di oppressione. Questa era una delle poche volte in cui il governo mostrava il suo vero volto: quello di un mostro feroce che seguiva le sue idee senza mai cambiarle.
    La polizia ammanettò i membri della famiglia, incuranti di rovinare i preziosi vestiti e le preziose capigliature.
    «Vi abbiamo dato la possibilità di preparare le vostre cose. Avete rifiutato? Partite a mani vuote.» disse la guardia, mentre il Lakitu acclamava di gioia. La parte dei Koopa favorevole ai Merlani iniziò ad urlare inferocita, finché un'altra guardia non si mise a sparare colpi di pistola in aria per zittirla.
    «La punto contro uno di voi se continuate!»
    La famigliola venne costretta a mettersi sui sedili della macchina, che pareva in quel momento una prigione.

    Questa sì che è Corea del Nord eh! >:-) Borgo Bowser è una bella meta turistica ;)
     
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  12. Clarinet~chan
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    I curiosi fecero un enorme boato, simile di suono, ma pieno di emozioni diverse, di gioia, per chi disprezzava la famiglia, e di delusione per chi sosteneva gli umani, quelli dell'Accademia degli Schiaffi in primis, con un Alessandro in lacrime, a testa bassa e le zampe sugli occhi.
    Ernesto e la famiglia non poterono muoversi, ma la figlia, rassegnata, si voltò verso il giornalista per dargli un'ultima occhiata amareggiata, ma dal cui taschino usciva una cosa sospetta, di colore bianco, dall'aspetto sottile, e non rassegnandosi, guardando il poliziotto che la stava trascinando, dall'aria stupida, le venne in mente un'idea: si mise a piangere, riuscendo a liberarsi dal koopa intenerito che la bloccava, e corse affannosamente verso quel malefico Lakitu, colui che la ingannò e la mise nei guai, riuscendo a prendere il foglietto, ch'egli teneva nel taschino della giacca sudicia, la stessa in cui teneva la biro il giorno prima, mezzo spiegazzato e lo lesse a tutti, non prima di averlo piegato secondo le pieghe che aveva visto, creando un foglio perfettamente liscio.
    "Supremo Sovrano, state facendo un errore! Prima di portarci via definitivamente, guardate il foglio, e vi prego, dopo che ve l'ho fatto vedere, annullate la nostra pena e quella di vostro figlio!" esclamò in ginocchio, con le lacrime che le rigavano nuovamente il viso mostrando il foglio con le mani rivolte verso le sue e facendo leggere ciò che era scritto
    "Osservate, Vostra Scaltrezza" pianse facendo toccare il foglio per poi dispiegarlo e facendolo di nuovo leggere per intero.
    "E' un origami, ed è virtato dalla legge farlo! Vi prego, mi creda! L'ha fatto lui, Lakitu! Mandate lui a Boego Bowser!" urlò un'ultima volta indicando il giornalista mentre il poliziotto stava piagnucolando intenerito, ma richiamato subito all'ordine da un collega, invano.
    Gli altri poliziotti, che portavano i suoi genitori in macchina, si fermarono, e ormai l'attenzione era riflettuta sulla fanciulla della collina, tutti gli occhi erano puntati su di lei, e ora toccava a Bowser a dire la parola fine, una conclusione lieta a cui lei aspirava con tutta se stessa, rinnegando quello che il re aveva detto.
    Era testarda, e ne andava orgogliosa.
    La Ragione avrebbe dato finalmente ragione ai Merlani o al quel Lakitu scaltro?
    Salvezza in extremis ewe
    coffcoffsinceramentenonvedreilafamigliaaborgobowsermadettaglicoffcoff
     
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    Ehi, il Lakitu che imprecava era il boss, il giornalista che è stato alla casa Merlani per l'imbroglio dell'origami è un altro che invece non ha ricevuto la promozione, poverino D: Comunque perché hai detto che era vietato dalla legge? Furbetta eh xD Io che mi ero già preparato la risposta, che sarebbe stata: «Voi avete firmato il contratto, quindi avete acconsentito alla pubblicazione dell'articolo in tutte le sue sfaccettature...


    Il Lakitu si mise a balbettare dallo spavento, mentre una gelida folata di vento gli faceva ghiacciare la maglietta sudata sulle spalle.
    La folla inferocita che appoggiava il Lakitu gridò (più o meno): «La marchesina non ha ragione! Anzi, ha torto! Ha firmato il documento in tutte le sue sfaccettature, la firma vale per tutto! La responsabilità non può ricadere sull'innocente giornalista!»
    Bowser, sceso nuovamente dalla macchina, guardò perplesso il Lakitu, che cercava di difendersi inutilmente: «Una persona intelligente avrebbe capito da subito che era un origami... Invece la firma vale come un chiarissimo "sì".»
    «La tua azione è stata poco nobile, infanghi così l'onore e la reputazione di tutti i Koopa.» disse Bowser. Poi tornò nella macchina e ripartì.
    Il Lakitu venne acclamato dalla fazione che l'appoggiava, e venne portato via. Nessun cambiamento: nessuna pena al Lakitu. Questa era ingiustizia. I Koopa lasciarono lentamente la casa dei Merlani. Alla fine soffiava solo il vento e il cancello, a terra come un cadavere, rammentava i felici momenti del suo passato.
    IsolBowser era divisa in due. La maggioranza era dalla parte del Lakitu: la reputazione dei Merlani era molto peggiorata. Sì, tutti sapevano ormai che la storia fra Giulia e Ludwig era fasulla. Ma la famiglia, quel giorno, è passata alla storia come una stirpe ribelle persino nei confronti del grande sovrano. E il subdolo Lakitu, invece, era l'eroe locale, che era riuscito a difendersi dalla rozzezza dei Merlani, che aveva con tutto il suo cuore voluto il loro esilio.
     
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  14. Clarinet~chan
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    Bene bene bene, sai perché ho scritto quella cosa dell'illegalità degli origami a scopo di truffa? (quindi le barchette, gli aeroplanini e via dicendo, penso siano perfettamente a norma xD)
    Vabbè, oltre a tentare di salvare Giulia e famiglia, cosa che assolutamente non nego, ho fatto questo ragionamento, più profondo: come hai detto tu ieri, IsolBowser è una nazione autoritaria e teocratica, al cui capo c'è Bowser, quindi avevo pensato che qualche legge fosse stata scritta in e per sua funzione, come questa degli origami.
    Presumo che il caro sovrano dei Koopa si scocci a leggere e ad analizzare per bene tutti i fogli che deve firmare, quindi ha applicato questa legge sia per pigrizia che per vedere chi poteva tradire la sua fiducia.
    Inoltre mi sta piacendo la piega che ha preso questa ruolata, è un po' cattivella nei confronti dei Merlani, ma ci sta perfettamente! Il razzismo che c'è ancora tra il popolo di Koopa, più o meno istruiti, non si può eliminare completamente, e soprattutto non con un pianto di una ragazzina, quindi good job!
    Certamente, come specificato in ruolata c'è anche chi li supporta, ma penso che quelle siano più menti colte, di gente che ha studiato e ha un proprio giudizio.
    Quindi non sarà facilissimo riconquistare la simpatia del popolo, ma neanche così impossibile.
    E mi piace pure il fatto che quel Lakitu meschino sia elogiato come un eroe, piccolo dettaglio che mi fa richiamare vagamente alle vicende giudiziarie italiane, basti pensare a Schettino, che ha addirittura fatto non so cosa in un'università!
    Vabbè, detto questo, comincio a scrivere la mia risposta vera e propria, sperando che ti continui a piacere, nonostante le idee che deciderò di applicare in seguito c:


    Un'altra giornata stava per concludersi.
    Il sole scendeva piano piano, nella poesia di un tramonto dai colori aranciati, tendenti a un indaco che richiamava l'abito elegantissimo della marchesina Giulia, un momento che se fosse accaduto in una giornata diversa, ella lo avrebbe mirato da sola, seduta, annotando idee e appunti davanti all'albero di quella collina testimone di quel malinteso che mise nei guai la famiglia al completo.
    Quello è stato un dì freddo, pesante, esattamente come il cancello che era adagiato davanti all'ingresso neoclassico della villetta Merlani, il simbolo di una decadenza veloce quanto stroncante.
    I membri dell'accademia degli Schiaffi e le loro famiglia si erano appena congedati, facendo i complimenti insieme altri koopa a Giulia, per non essere riuscita ad aver demorso fino all'ultimo, per essere stata testarda, finché almeno i beni della famiglia fossero stati salvati. Ma la marchesina, rimasta sola davanti a quel mucchio di ferro rovinato, aveva in viso un'espressione malinconica e stanca, il frutto di una giornata nel quale le sue espressioni, guizzanti e che si scambiavano incessantemente, sentimenti di un'adolescente nel pieno della sua fanciullezza, erano stati messi a dura prova.
    Il vento, che continuava a soffiare incessantemente, le scompigliava i capelli già spettinati, e riusciva a far muovere quelle foglie, sebbene tentasse invano di spostare anche il cancello a terra.
    Certo, ella era riuscita a salvare la famiglia da un esilio traumatizzante quanto da un pignoramento ingiusto, ma non era ancora soddisfatta: aveva rovinato, forse per sempre, la reputazione del suo padre, e se ne vergognava, così si riusciva a imbarazzare di fronte a quegli insulti che la fazione avversaria le faceva, bollandola come una ribelle senza alcun rispetto per il proprio sovrano, una cosa ch'ella non riteveva vera, avendo quasi sempre stimato il sovrano per il suo modo di governare, calmo, e che forse definiva illuminato, sebbene fosse un termine grosso, e sopratutto per il fatto di non voler essere definita ribelle, un termine che si addiceva poco sia a lei che alla famiglia.
    Era grata a Re Bowser, per essere riuscito ad essere riuscito a guardare la verità, seppur facendo mezza giustizia, ma poco importava, in quel momento. Le colpe loro, e del figlio che probabilmente non avrebbe mai più rivisto, erano state espiate. Ora toccava a loro ad almeno a tentare di salvare quella importante reputazione a cui tenevano.
    Giulia si girò, trascinando lo strascico di seta e raso del suo abito come se fosse una continuazione del cielo che la sovrastava, sempre più oscuro ogni minuto che passava, tornando a casa, guardando un'ultima volta il cancello sgangherato e chiudendo il portone d'ingresso, dopo aver fatto attenzione alla pregiata stoffa del suo decoratissimo vestito.
    Notò che in sala c'erano i genitori, tornati nella loro abitazione tempo prima erano accovacciati, col padre che si alzava ogni tanto e riempiva un baule con dei tappeti preziosi, presi probabilmente dalla soffitta, monete d'oro e libri.
    "Uh, ciao Giulia!"
    la salutò la madre con uno sguardo che si sforzava di essere sorridente, inutilmente.
    "Tuo padre ed io abbiamo riflettuto prima col signor Antonio, il padre di Pietro, mentre tu parlavi con i koopa che ti supportavano, per intenderci cosa avremmo fatto in futuro" continuò più seria, mentre il padre mise una copia dell'Emilio di Goombeau in lingua originale nel prezioso baule, in legno massello, dalle decorazioni dorate e barocche, per poi chiuderlo.
    La figlia lo guardò per un attimo e tornò a guardare i genitori.
    "Cosa?" chiese la marchesina mettendo sul tavolino tondo, dall'unico gambo accuratamente levigato, e da un pizzo intricatissimo posizionato sopra, a mo' di centro tavola, vicino al camino, il telefonino e il quaderno che teneva in mano da tutto il tempo.
    "Sai com'è l'opinione comune?" chiese il padre avvicinandosi alla figlia e guardandola nei loro occhi simili.
    "Sì... è veloce, immediata, che può cambiare dall'oggi al domani, me l'avete insegnato sempre, tu e don Flavio, e l'ho sempre letto nei libri" rispose la ragazza sforzandosi di capire un concetto che in quel momento non le era ancora chiaro.
    "Esatto, proprio così" confermò il padre mettendole una mano sulla spalla
    "Antonio, tua madre ed io abbiamo deciso che per far capire alla gente che non siamo i ribelli che credono, abbiamo deciso di non agire direttamente per un po' di tempo, cercando di fare una vita normale, non importa quanto, una settimana, due, massimo un mese, non dimenticandoci comunque della grazia che ci ha mostrato il nostro giusto re, dimostrandoci concretamente riconoscenti al suo potere, e per questo, noi tre, e se vuoi anche i tuoi amici abbiamo deciso di recarci a CastelBowser la prossima settimana, per donargli parte dei nostri patrimoni, in segno di gratitudine."
    Giulia ascoltò il genitore annuendo.
    L'idea che avevano proposto le piaceva, ma aveva comunque paura dell'opinione di quel popolo inferocito, una massa dalla mente chiusa e assorta solo nelle loro concretezze e nel loro re. E se esso avrebbe preso quel nobile gesto come un atto di adulazione? E se quel Lakitu continuasse a condizionare le loro fragili e volubili menti?
    "Dai Giulia! Almeno proviamoci! Per il bene della nostra reputazione! Non lo dobbiamo fare subito, ma tra un mese!"
    implorò la madre con le mani giunte, di fronte al petto, non dimostrando comunque di aver una posa esagerata, osservando la figlia, che la guardò, e dopo aver riflettuto per altri pochi interminabili secondi, veloci per gli orologi che riempivano la casa, diede la sua sentenza, sospirata dalla sua voce poco convinta e piena di dubbi
    "Va bene"
     
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    Non solo scrivi ruolate molto approfondite, ma anche i commenti che dai sono approfonditi 0.0 In effetti hai ragione, ma ti faccio ricordare anche che IsolBowser non si basa sulla giurisdizione ma sui secoli di cultura che hanno alle spalle (un po' come faceva la Cina prima dell'avvento del comunismo). Perciò Bowser può fare quel che gli pare e piace, anche perché è rappresentante del dio sulla terra, quindi ciò che fa lui è determinato dal volere di Bowser I (superstiziosamente...)!


    Bowser tornò al suo castello distrutto. La sua opinione era incontestabile e i Koopa non si sarebbero potuti lamentare del fatto che aveva deciso di non esiliare i Merlani. Dopotutto, lui era il tramite fra il cielo e la terra, perciò ogni cosa che usciva dalla sua bocca doveva essere per forza giusta. Ma Bowser sentiva dentro di sé un'insicurezza mai sperimentata.
    «Che cosa le prende?» chiese il fedele servo Kamek, guardando il tramonto fuori dalla finestra. Il sole, che lentamente s'inabissava nell'oceano, tingeva l'acqua di mille colori caldi. La città di Cittix, con i suoi grattacieli, iniziava lentamente ad illuminarsi. Prima alcune lucine negli edifici più alti e imponenti, poi anche i lampioni sulle strade che, a quella distanza, erano miseri puntini luminosi.
    «Cosa le prende?» ripeté, con una pazienza quasi materna.
    «Hai presente il pregiudizio che abbiamo contro gli umani?» fece il sovrano, abbassando il tono della voce per non farsi sentire dagli altri «Persino il libro sacro ha alcuni messaggi che elevano i Koopa sopra agli altri... E poi quelle singole frasette quasi innocue vengono predicate, aggravate e amplificate dagli innumerevoli sacerdoti poco colti che ci sono in giro... Siamo tutti influenzati da questo pregiudizio! Soprattutto io, appartenente alla Famiglia Reale... So che non dovrei pensare secondo questi pregiudizi ma ormai ci sono dentro...»
    «Beh, se ci sei dentro, pensa di tirarti fuori! Non è difficile...»
    «Non è questo che mi preoccupa: vorrei "riconvertire" tutti i cittadini di IsolBowser, se possibile, ma così andrei contro alcuni passi citati nel libro sacro e... beh, sai che problemi possono esserci!»
    «Il libro sacro è innocuo, non è stato scritto da dio, ma da Koopa. E i Koopa, essendo Koopa, tendono a sbagliare. Quel libro dev'essere interpretato, non letto alla lettera!»
    «Beh, diglielo tu ai Koopa, allora, e vediamo che reazione!» commentò Bowser sarcastico.

    Ludwig non era più destinato a rimanere per due mesi chiuso in camera: poteva nuovamente scorrazzare libero per il castello. Fu convocato da Bowser alle sei di sera.
    «Io ti avevo detto che non avevo combinato alcun disastro... Non ho infangato la reputazione della famiglia!»
    «Ho già capito, stai tranquillo... Ma devi sapere che il nostro popolo è molto pilotato da quel giornale. Dovrebbe essere nelle nostre mani, il giornale, ma La Gazzetta del Koopa è originaria di Koopalandia, perciò se tentiamo di pilotarla, anche i rapporti con Koopalandia s'incrinerebbero... Sai, questa è una delle poche cose che non è sotto il mio controllo!»
    «Beh, come "unica cosa" devo dire che è una cosa abbastanza importante... Nel senso, il giornale!»
    «Ti ho chiamato per parlare di un'altra cosa. Sei ancora troppo piccolo per queste faccende. Parlo di Giulia Merlani.»
    E, in quel momento, Ludwig, colpito da commozione e voglia di raccontare ciò che aveva visto, si mise a narrare dell'acuta intelligenza che aveva visto negli occhi di Giulia. Non era innamorato, ma si era accorto per primo che gli umani non erano le creature rozze predicate dai sacerdoti ignoranti.
    «Quindi io avevo intenzione di...» fece Bowser, con un tono di voce serio «... donare qualcosa alla famiglia Merlani, in segno di riconoscimento. Questo dev'essere segreto eh. Non vorrei che qualche Lakitu se ne accorga... Gli daremo il tesoro che per loro sarà reputato il più importante. Né oro, né argento, ma preziosi libri provenienti dalla nostra biblioteca privata.»
    «Buona idea. Io sarei disposto anche a donare il manoscritto originale del mio concerto per arpa!»
     
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