La fanciulla sulla collina

Concluso!

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  1. Clarinet~chan
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    Scusami se non ho risposto subito, mea culpa!
    Ma ero andata a ripetizioni (sì, di domenica -.-) per volere di mia madre... sono tornata adesso e mi sono subito fiondata da te. Recupereremo stasera



    Era ormai notte a IsolBowser, ore buie e fredde, che costringevano chi usciva a uscire ancora col cappotto, essendo quelli i primi giorni di primavera, ma che erano comunque illuminate da uno stuolo di stelle che riempiva il cielo come piccoli puntini su una fragola e dalla luna, che occupava l'attenzione di chiunque avesse il cielo, quella notte, cosa che nessuno fece, essendo impegnato a discutere dell'evento che scosse Isolbowser, sopratutto la capitale.
    Cittix, città fremente, che non aveva un attimo di sosta, a partire delle luci provenienti da insegne coloratissime, dalle forme più strane, da finestre che si accendevano e spegnevano a ritmo di chissà quale canzone satanica, da treni, bus e automobili che si muovevano a velocità della luce, inadatta certamente a dei koopa tranquilli, epilettici o entrambe le cose, centro di tutte le finanze, interessi turistici e non, riempita di negozi e di associazioni dedite a tutti i problemi inimmaginabili, pure il più sciocco. L'attenzione era rivolta solamente a quello che era successo a qualche decina di chilometri distante, alle immagini che venivano trasmesse senza la minima pausa sopra le insegne dei negozi, che rappresentavano quella villetta neoclassica abitazione di quei rozzi o fantastici umani, che replicavano con veemenza secondo alcuni o con intelligenza, secondo altri.
    I sondaggi fatti immediatamente da molte testate giornalistiche che non fossero la Gazzetta dei Koopa erano chiari: di tutti gli abitanti della capitale, il 70 per cento era dalla parte di Lakitu, mentre il 29 per cento, da quella di Giulia, con il resto di neutri o comunque indifferenti.
    I litigi quella notte erano frequenti, sia nelle strade comunque affollatissime, che negli speciali notturni dei talk show a proposito. Cittix non era una città che dormiva, dopotutto, al contrario di quel paesino poco distante, il cui silenzio era palpabile: o meglio, non c'era alcun rumore, a parte quello di un martello, proveniente dalle vicinanze del Tempio di Bowser del paesino, una piccola struttura, con non molte decorazioni, ma la quale archittettura, pulita ed elegante era comunque gradevole alla vista.
    Il rumore, duro e ripetitivo proveniva da una casetta lì attaccata, dall'arredamento povero, ma nei quali scaffali c'era una grande quantità di libri, sopratutto religiosi, abitata da magikoopa anziano, da una barbetta appena accenuata, dagli enormi occhiali a fondo di bottiglia, che nascondevano gli occhi piccoli, e dalle zampe grosse, che indossava una tonaca nera, dalle decorazioni bianche e grigie che richiamavano il motivo di Bowser, che con l'ausilio del martello battevano un grande pezzo di ferro rovinato, l'antico cancello di Villa Merlani, che aveva preso di nascosto qualche ora prima, aiutato dai suoi collaboratori, mentre la famiglia stava discutendo sul da farsi nei giorni dopo.
    Egli batteva con un ritmo veloce e affannoso, anche se ogni tanto si fermava per sistemarsi gli occhiali, attimi in cui approfittava di dare una controllata al suo lavoro e all'orario, per poi mettersi a lavorare ancora più velocemente ripetendo tra sè e sè
    "Non puoi riposarti, Flavio, dev'essere pronto per domani mattina, per i marchesi..."
    Passava la notte anche per i Merlani, ore lunghe e insonni, nella quale i membri della famiglia erano sdraiati sui loro letti, a occhi sgranati, sebbene i loro servi e gli amici di Giulia avessero cercato di rilassarli, preparando degli infusi squisiti ai gusti di fragola e camomilla, oppure dei semplici incoraggiamenti, che spronavano la giovane marchesina, indossante solo la camicia con le mutandine, e i cui capelli, sciolti arrivavano a coprirle il viso, ad essere ottimista e a guardare positivamente il futuro, fidandosi della strategia suggerita dai genitori di Pietro e Alessandro.
    Ma loro non dovevano avere a che fare con altrettanti messaggi, scritti direttamente da mani di conoscenti e da personaggi ignoti, pieni di insulti e malaparole.
    Rozza umana, sparisci dalla circolazione
    Rovina di Isolbowser
    Stupida piagnucolona, ammaliasovrani
    Perché non sei partita con gli altri della vostra abominevole razza?

    Questi erano solo alcuni di questi SMS, che ormai la marchesina non leggeva neanche, e che cestinava direttamente, ma che comunque erano riusciti a farle uscire delle lacrime.
    Si ripeteva di essere riuscita a salvare la famiglia, ma di essere troppo debole per affrontare le conseguenze di ciò che aveva scatenato, di non raccogliere quello che aveva seminato, ma cercava di correggersi, pensando a ciò che le dissero i genitori e gli amici, e di farsi coraggio, finché le palpebre cadevano pesanti l'una sull'altra, gli sbadigli si susseguivano ancor più velocemente rispetto a prima e le lacrime che riuscivano comunque a sgorgare.
    Aveva sonno, e senza pensarci, decise di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, dopo aver messo al suo posto il telefono, e prendendo la sua Milla, il quale sguardo, vigile e immobile, sorvegliava simbolicamente la marchesina.
     
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    A quell'ora della notte, Bowser era nel Tempio Principale di IsolBowser, di fronte al castello. Voleva confessarsi dal sacerdote supremo. C'era andato a quell'ora perché non voleva che nessuno lo vedesse: i Koopa avrebbero certamente pensato male, vedendo il tramite tra il cielo e la terra andare a confessarsi. In teoria, Bowser, essendo il discendente del dio Bowser I, non aveva bisogno di usufruire di questo sacramento. Ma egli voleva solo confidare ciò che pensava a qualcuno, possibilmente in un confessionale: i sacerdoti avevano il divieto di raccontare agli altri ciò che sentivano durante le confessioni.
    La cattedrale, con le sue finissime decorazioni gotiche, sembrava un luogo lontano dalla realtà: le volte altissime conferivano un senso di piccolezza persino al grande sovrano e, con le luci spente si vedeva ben poco, dato che le vetrate istoriate non lasciavano passare la già debole luce della luna.
    «Nel nome di Bowser I, Bowser IX e i suoi futuri discendenti, confessate i tuoi peccati.» disse solennemente il sacerdote supremo, ancora sorpreso dal fatto che aveva davanti a sé Bowser IX, l'unico che non aveva bisogno di confessarsi.
    «Beh...» fece il sovrano, dopo un lungo sospiro «Io certe volte mi chiedo... perché dobbiamo essere così ostili contro gli umani. Ha visto cos'è successo oggi? O meglio, ieri... Quegli umani sono coltissimi, perché così tanti Koopa li disprezzano? Più ci penso e più mi rendo conto che sono i veri rozzi, quelli che li disprezzano per la loro rozzezza...»
    Il sacerdote supremo quasi cadde a terra dal colpo di tosse che l'aveva tenuto occupato per tutta la confessione di Bowser. «Non posso assolvervi dai vostri peccati. Ma non posso permettermi di arrabbiarmi in questo momento che rappresento il collegamento fra il cielo e la terra... Usciamo dal confessionale...»
    Il prete, una volta fuori dallo sgabuzzino e tolti i simboli che lo rendevano capace di assolvere la gente dai peccati, si mise ad urlare dalla rabbia. «Questo è un affronto! Le sacre scritture mettono chiaramente la razza dei Koopa al centro dell'Universo! Altrimenti perché Bowser I era nato da una Koopa? Queste parole non hanno un senso!»
    Bowser cercò di ribattere con le parole di Kamek: «Le sacre scritture sono scritte da Koopa, ispirati da Bowser I! Devono essere analizzate con un'opportuna risemantizzazione! Non si possono leggere alla lettera!»
    Il sacerdote, rosso dalla rabbia e con il fumo che gli usciva dalle narici, si strappò le vesti e iniziò a gridare come un gorilla. Bowser fece per allontanarsi, ma si fermò e disse: «Naturalmente lei non potrà riferire niente a nessuno. Altrimenti avrà compiuto un sacrilegio. I segreti delle confessioni rimangono sempre segreti.»

    Erano le quattro del mattino e il cielo iniziava già un po' a rischiararsi, anche se le luci della città che non dormiva erano ancora accese. Bowser aveva passato tutta la notte a scegliere i libri dalla biblioteca privata del palazzo.
    Erano rarissimi manoscritti, che il Re aveva deciso di donare, insieme a un messaggio di scuse, alla famiglia Merlani. Una copia dell'Epopea di Bowser I, nell'originale antica lingua Bowseriana, una miniatura con la Koopeide e il concerto per arpa di Ludwig furono tutti impacchettati insieme a un breve messaggio, che recitava: "I migliori complimenti al marchese Ernesto e i dovuti incoraggiamenti alla marchesina Giulia dal nono sovrano di IsolBowser".
    Naturalmente sul pacco non c'era nessun nome e il messaggio stesso era ben nascosto in una pagina dell'Epopea di Bowser. Dopo l'azzardata confessione dal sacerdote, bisognava far di tutto per allontanare i sospetti.
    Il misterioso pacco arrivò poco dopo l'alba, portato da un Paratroopa che lo poggiò gentilmente su un balcone della Villa Merlani, per evitare che qualche Koopa lo rubasse.
     
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  3. Clarinet~chan
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    Era di nuovo giorno, a IsolBowser!
    Il cielo color dei lapislazzuli sovrastava la città nera di Cittix, il rosso paesino e la collina color verde smeraldo, formando inconsciamente un gioiello alla vista sia per la suggestione di qualche colto che passava lì, persone intelligenti come Ernesto, che tuttavia dormiva ancora, tra le braccia della moglie, avvolto dalle coperte, mentre nel frattempo la figlia, appena sveglia, si pettinava i capelli ancora con uno sguardo preoccupato, con la mente indirizzata verso il giorno prima, a momenti che voleva scacciare dalla mente, ma che non poteva, date le poche ore che la separavano da allora e da qualche koopa che passava davanti alla porta, urlava un insulto e se ne andava.
    Ella si vestì, mettendosi un abito semplice, decorato solo con un fiocco e qualche sporadico merletto, una robe a l'anglaise, rosa, lunga fino ai piedi, com'era sua consuetudine, un vestito diverso da quello indossato il giorno prima, sfarzoso e luccicante dalle mille perline.
    Dopo essere uscita dalla stanza, girovagò per la casa neoclassica, cercando di non fare molto rumore con le sue piccole scarpette col tacco contro il freddo marmo roseo che ricopriva il pavimento di quasi tutto il palazzo, andò in sala, dove una serva, un'umana albina dall'età indefinita e dagli enormi occhiali che le ingrandirono gli occhi, la notificò e in men che non si dica, affannosamente, le preparò una cioccolata calda con dei biscotti al burro, la sua colazione.
    Non si sentiva una sola parola, giusto il rumorino della marchesina che beveva lentamente la sua bevanda, dal sapore dolce, ma intenso allo stesso tempo, una sensazione che la faceva di nuovo sorridere, una piccola gioia in mezzo a un mare di preoccupazioni, una piccola delizia che probabilmente non avrebbe bevuto, se non avesse fatto niente.
    La serva di prima interruppe il momento e mormorò le prime parole che si poterono sentire in quel palazzo in quel giorno.
    "Marchesina, scusate se vi disturbo, c'è un pacco per voi e la vostra famiglia. L'ha trovata Koopemona mentre stava pulendo il balcone, cosa devo fare?"
    "Lo tenga da una parte, lo aprirò con mamma e papà" rispose sorridendo, non preoccupandosi dell'interruzione del suo momento di gioia, non prima di aver finito di ingoiare il biscotto che stava mangiando in quel momento, in segno di educazione e rispetto nei confronti della serva, facendo un piccolo attimo di silenzio.
    Un silenzio rumoroso che fu interrotto da un rumore inquietante, o meglio cigolante, che dava la sensazione di provenire da del ferro sfregato, un suono che fece svegliare Ernesto e Marianna, e che fece uscire di casa Giulia, impaurita, ma la ragazza appena mise piede fuori casa, fece un sospiro di sollievo.
    Il cancello, riparato e funzionante, era di nuovo nel suo posto, sebbene le sue condizioni non fossero delle migliori, ma comunque accettabili, e lì vicino lui, l'anziano magikoopa del giorno prima, con stampata in viso un'espressione soddisfatta, seppur stanca, e dal vestito prezioso ridotto a uno straccio pieno di sudore.
    "Ecco fatto, famiglia Merlani... il vostro cancello è pronto... avrebbe bisogno di un po' d'olio, ma ce l'ho fatta... so già che mi chiederete qualcosa, ma io non pretendo niente... l'ho fatto per simboleggiare la nostra amicizia" mormorò con una voce affannata, le cui parole venivano spesso interrotte da dei respiri profondi e veloci.
    Giulia lo riconobbe e lo abbracciò felicissima: "Don Flavio!"
     
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    Il sacerdote supremo di IsolBowser lasciò il Tempio Principale alle sette del mattino: era ancora indignato dalla confessione di Bowser. Camminando tenendo il suo lungo bastone con l'estremità arcuata, si allontanò dal tempio, senza nemmeno guardarlo per l'ultima volta.
    "Mi ricordo quando c'era ancora Bowser VIII, lui sì che era un grande sovrano. Le cose nuove non piacciono agli anziani, ma io sono sicuro che Bowser IX manderà in rovina la stirpe regale. Da lui non me l'aspettavo! Umani... Pfuì! Non posso prendermela con lui perché, essendo lui il discendente di Bowser I, devo rispettarlo... Me la prenderò con gli umani...".
    Naturalmente la religione di Bowser I era divisa in due fazioni, contrastanti fra di loro. La prima, quella con più fedeli, interpretava la sacra scrittura alla lettera: ecco perché così tanti Koopa, ineducati e influenzati, disprezzavano gli umani. L'altra fazione, a cui appartenevano i Koopa più colti e, con ogni probabilità, don Flavio e i Merlani, era molto più liberale, ma era considerata eretica dalla maggior parte dei Koopa.
    Il sacerdote supremo, il quale nome era Koopifacio VIII, marciava arrabbiato con il suo bastone, verso casa sua, dove lo attendeva un autista con un'auto sfarzosa. Dignitosamente, si fece baciare l'anello e salì in macchina. Appena l'autista accese il motore, Koopifacio iniziò a pregare ipocritamente, per far vedere quanto fosse religioso e pio.
    Arrivò alla casa Merlani con il libro delle sacre scritture in mano e, ripetendo ad alta voce qualche preghierina, fece finta d'imbattersi per caso in Don Flavio, tutto sudato, davanti al cancello riparato.
    «Buona giornata» disse, tendendo il suo prezioso anello.
     
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  5. Clarinet~chan
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    Oddio mio Koopifacio VII! Rido xD
    Coffcoffnonhomaisopportatoquelpapaanchesemipiaccionolamaggiorpartediessisopratuttoquelliattualicoddcodd
    Ah, e l'ho detto che nella versione originale Flavio era originalmente un frate domenicano, che successivamente decise di intraprendere la strada da sacerdote? ewe


    L'allegro e gioioso momento che univa Giulia e Flavio fu interrotto da quella voce pesante, solenne, appartenente al koopa impreziosito e ingioiellato di tutto punto, quel saluto apparentemente innocuo detto da un individuo molto più che importante.
    L'umana e il magikoopa si girarono e, guardandolo sorpresi e increduli il Sommo sacerdote, s'inchinarono sottomessi, facendo una preghiera e salutando l'eccentrico personaggio con il dovuto rispetto.
    Don Flavio arrivò addirittura a baciare l'anello decoratissimo con piccole e minuziose incisioni, che rappresentavano scene della vita di Bowser I e vari simbolismi relativi alla religione di cui egli era uno degli esponenti massimi, e tra di essi troneggiava un rubino, le cui sfumature variavano da un rosso più acceso, vicino al punto di luce, fino a uno più scuro, tendente al marrone, come del sangue che piano a piano si secca nei vestiti nelle zone d'ombra.
    Ernesto e Marianna, appena svegli, si affacciarono al balcone, videro il sacerdote, e cercando di fare più in fretta fretta possibile, si vestirono e si unirono all'ossequioso saluto, inginocchiandosi insieme alla figlia e al loro sacerdote, non facendo caso al cancello appena restaurato.
    L'unico essere puro che poteva parlare a Koopifacio VIII era nientepocodimeno che Flavio stesso, essendo l'unico nei paraggi a non essere umano, in un momento dove nessuno si era fatto vivo nella stradicciola piena di ville e palazzi nella Koopano bene, così si chiamava il paesino, dove era posizionata la dimora neoclassica dei Merlani,che baciò nuovamente l'anello del Sommo e chiese, sottomesso e abbassando gli occhi nell'irregolare terreno sterrato che faceva strada tra la casa e il cancello.
    "Di nuovo ossequi da parte nostra, sommo Koopifacio, mediatore tra il cielo e la terra, spalla fedele del grande Bowser IX, reincarnazione del dio Bowser I" salutò nuovamente, pomposamente il magikoopa facendosi ancora più piccolo di quanto non lo fosse già, guardando per un attimo il cielo terso, color dello zaffiro che in quel giorno non aveva nuvole, e che quindi non c'era un refolo di vento, e gli occhi funesti del Sommo sacerdote, che gli diedero una sensazione di autorevolezza ancor più grande di prima
    "Cosa vi porta a far visita nel nostro piccolo e accogliente paesino, dal tempo sorridente e dalla collina che può allietare ogni vostra inquietudine, una dolce creazione per volere del nostro Dio?"
    chiese socchiudendo gli occhi, con voce decisamente più intimorita rispetto a prima, sdraiatosi ormai a terra, a pancia in giù, mentre gli umani continuavano a rimanere in ginocchio, con le mani giunte a pregare e forse ad adorare quel Dio in cui tutti credevano.
     
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    Io ho sempre scritto dio in minuscolo perché alludevo a Bowser I... Sarebbe sacrilegio maiuscolarlo, vero? :P


    Il sacerdote, sapendo che don Flavio era uno degli esponenti della fazione opposta, disse infastidito: «Su, rialzati, perché devi inchinarti così in basso... Da dove vengono queste barbariche usanze!»
    Diede dei colpetti al Magikoopa con le sue raffinatissime scarpe tessute in fili d'oro, con scene della passione di Bowser I e preghiere scritte nell'antico alfabeto Bowseriano.
    Koopifacio VIII guardò poi la famigliola e trasse dalla sua borsa una preziosissima edizione del testo sacro, con una copertina in argento e tempestata di pietre preziose. I Koopa che passavano di lì, vedendo il libro, s'inginocchiarono per tre volte e fecero il segno del triangolo: «Nel nome di Bowser I, il presente Bowser e i Bowser futuri».
    Il sacerdote supremo, tenendo in mano il testo, gridò: «Ospitatemi nella vostra umile dimora, mi chiama Bowser I in persona, a svolgere questo compito di Bowserificazione!».
     
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  7. Clarinet~chan
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    Scusa se questa risposta è breve, ma qui non so proprio che scrivere :c


    Don Flavio si rialzò, aggiustandosi la veste rovinata, facendo il segno del triangolo, e immediatamente dopo pure i Merlani fecero altrettanto, con il capo ancora chino, in segno di sottomissione, sebbene Giulia si fosse leggermente sistemata il suo abito semplice.
    Il sole batteva forte in quel momento e rifletteva gli abiti, gli ornamenti e sopratutto il preziosissimo e raro libro ingioiellato e specchiato del Sommo Sacerdote in modo di accecare qualcuno, un bagliore che colpì una innocente Marianna, costretta a spostarsi poco più a destra per non avere più fastidio agli occhi.
    "Ogni venerabile sacerdote deve e sopratutto può ospitare il Sommo nella propria umile dimora, come se accogliesse Bowser I" mormorò Flavio socchiudendo i suoi piccolissimi occhi con una voce rauca ed emozionata allo stesso tempo.

    Intanto Alessandro era a casa sua, sdraiato sul suo letto a baldacchino, con le tendine completamente abbassate per non lasciare trapassare il minimo raggio di sole.
    Non dormiva, ma guardava il telefono, sebbene non avesse avuto neanche un messaggio.
    La sua attenzione era concentrata sulla galleria, dove scorreva col dito delle immagini che apparentemente non avevano niente in comune, a parte il soggetto: era lei, la colta ragazza dai codini al vento che indossava sempre abiti settecenteschi, solitamente di colori freddi e pieni di fiocchi, una fanciulla di cui si era innamorato, a cui stava per rivelarle i suoi sentimenti, lì, davanti al pubblico, ma che grazie al cielo si trattenne, altrimenti avrebbe scatenato chissà quale putiferio, non creando una situazione migliore di quella tra Giulia e Ludwig, dopotutto, anche lui era un koopa, maledettamente innamorato di una fanciulla umana, una persona proibita e di razza sporca.
    Egli, ancora sdraiato sul letto, coccolandosi il suo rovinatissimo peluche Socrate guardò un'ultima volta una foto della ragazza, raffigurata mentre stava leggendo entusiasta il nuovo libro di Koopaire che le regalò per il compleanno, contemplando l'abito, il coffcoffsenoprosperosocoffcoff e gli occhi da cerbiatta, prima di mettere il telefono in standby, si ranicchiò intorno al suo orsetto e si mise a piangere
     
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    Ma sta' tranquilla, leggi le altre ruotate ^^ Ma aspetta, Giulia è innamorata di un Koopa che abbraccia orsacchiotti e piange segretamente? Che buon omaccione :')


    Il sacerdote supremo Koopifacio VIII, alzando la testa fieramente e tendendo il braccio appositamente per mostrare la manica della veste che s'intravedeva sotto al vestito tessuto in fili d'oro, di seta proveniente dalla lontana Koopalandia. Egli sembrava quasi femmineo nel muoversi e guardava con aria schifata il giardino in cui si trovava e l'umile sacerdote Flavio tutto pieno di sudore.
    Entrò nella casa neoclassica dei Merlani, guardando distrattamente il raffinato arredamento e invitando la famigliola a entrare nella sua stessa dimora, come se in quel momento appartenesse a lui.
    Quando ci fu il silenzio nella casa, Koopifacio puntò il dito contro don Flavio: «Alto tradimento!» la sua voce era acutissima «Alto tradimento! Umani! Umani!» parlava come se non fosse in grado di collegare le frasi «Hai ricevuto il sacramento dell'ordine, e osi professare in modo errato le parole di Bowser I! I tuoi precetti vanno contro ogni regola scritta nel libro sacro!» e sollevò nuovamente il libro tempestato di gioielli «Voi l'avete mai letto il libro sacro di Bowser I? Non credo!»
    Respirò affannosamente: il suo alito profumato riempiva tutta la stanza (il sacerdote si profumava l'alito ogni giorno con un unguento a base di oro sminuzzato mischiato con acqua di rose). Poi ricominciò, rivolgendosi direttamente a Giulia e a Ernesto: «Chi vi credete di essere? Ribattere in questo modo al discendente di Bowser I, dio incarnatosi in quella splendida figura che è il nostro corrente sovrano! Questa casa è maledetta! Che il cielo piombi su di essa con i suoi giusti provvedimenti! Affido il tutto alla provvidenza, non senza le preghiere dei devotissimi Koopa di quest'isola! Non tu di certo!» finì, guardando negli occhi il povero don Flavio.
     
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  9. Clarinet~chan
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    Ebbene sì, Giulia ama un bambinone xD
    Alessandro sembra un personaggio colto che aspira a una buona carriera politica ed è anche piuttosto apprezzato dalle donne, ma non tutti sanno che dorme ancora con i peluche, che ha chiamato con nomi di filosofi (i suoi preferiti sono un orsetto di peluche che si chiama Socrate e un coniglietto di pezza che si chiama Anassagora) è aracnofobico, va a spiagniucolare dal fratello e adora sua mamma e quello che gli cucina hehehe


    Giulia guardò il Sommo sacerdote con un'espressione delusa, amareggiata, e sistemandosi un codino mormorò con voce strozzata, ma volentemente sostenuta per affrontare un lungo discorso, una lunga frase che stava per uscire dalla sua bocca delicata: "Ma sommo sacerdote, noi siamo una famiglia credente, preghiamo sempre prima dei pasti, e frequentiamo con assiduità il nostro tempio, presieduto da Don Flavio, che è un ottimo sacerdote, che è stato addiritura frate koopenicano in passato, e che quindi ha studiato con cura il testo sacro di Bowser I, che tra l'altro leggiamo tutti giorni e che teniamo in questo piccolo altare. Noi non abbiamo avuto offendere il nostro Divino Signore replicando con lui, non cercavamo ne' di commettere blasfemie, ne' di offenderlo, volevamo avere un dialogo..."
    La giovane parlava indicando col volto una piccola teca fatta in argento, ma placcata in oro decorato nei minimi dettagli, e nella cui cima regnava una riproduzione del busto di Bowser Primo, al cui interno, separato dal resto del mondo da dei vetri trasparenti, tirati a lucido, c'erano il Testo Sacro, un libro dalla copertina antica, ma le cui scritte in oro erano ancora leggibili e dalle pagine ingiallite dal tempo, altri gingilli e statuette in metalli preziosi dove veniva rappresentato il loro unico dio. Il tutto era appoggiato in un finissimo cuscino di velluto, con decorazioni in fili d'oro, che rappresentavano l'ascesa al cielo di Bowser, sorretto da dei paratroopa, una leggenda al confine tra realtà ed esaltazione religiosa.
    Don Flavio annuì piuttosto sicuro, condizione che durò poco prima di aggiungere le sue affermazioni, divenendo esattamente l'opposto, sudando ancora di più di quanto non facesse prima
    "Inoltre, ognuno può dare la sua libera opinione riguardo all'interpretazione del Sacro Testo, dopotutto Bowser Primo non ha mai detto che ce n'era una ufficiali, e ricordo del periodo passato da frate, dove nel monastero ognuno aveva la propria visione, ma che andavamo d'accordo comunque...
    Analizzando bene certi passaggi, inoltre, può notare che Bowser I era un koopa sarcastico, che amava essere di buon umore, e che certe frasi sono dette con una raffinata ironia, che fa sorridere tutt'ora"
    continuò tremando e asciugandosi il sudore che ormai gli bagnava la fronte e il resto come se fosse andato in giro senza ombrello durante un acquazzone d'autunno.
    Ernesto e Marianna, intanto chiesero al Sommo Sacerdote di seguirli, perché poco prima di uscire notarono il lauto pacco mandato da Bowser.
    Il padre di Giulia portò tutti in sala da pranzo e aprì il regalo, entusiasta.
    "Se il nostro sovrano non ci rispettasse, non avrevbbe regalato queste cose"
    sorrise il marchese al sacerdote
     
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    Ahahah, comunque non era il pupazzo di Bowser chiamato "Socrate"?


    Koopifacio VIII, sbigottito dal pacco, rispose prima alla provocazione di don Flavio: «La verità è una e una sola. C'è solo una via che porta al regno dei cieli! Tu sei da scomunicare immediatamente, poiché stai sviando tutti i fedeli della tua chiesa! Prenderò provvedimenti una volta tornato in sede. Le tue fandonie su Bowser I sono eresie, Bowser I è divino e umano, ma di certo non è venuto al mondo per prenderci in giro! Tutto ciò che esce dalla sua bocca è verità!»
    Guardò infastidito il prete ricoperto di sudore e si coprì il muso con un fazzoletto profumato, di un tenue color rosa. Poi osservò il pacco e pensò: "Non può essere... Re Bowser è arrivato a compiere queste eresie!".
    «Non sappiamo se sono di Bowser, questi libri» disse, quasi per autoconsolarsi «Certo, vengono dalla biblioteca reale, ma non c'è nessuna lettera, nessun manoscritto che testimoni chi sia il mittente! Può benissimo essere stato un ladro che voleva incastrarvi!».
    Poi si diresse verso il piccolo altare, con la statua di Bowser I e il libro sacro. «Mi dispiace, Bowser I» mormorò ipocritamente, facendo intendere agli altri che era in comunione col dio «Le tue sacre parole raccolte in questo umile libro hanno sofferto per così tanti anni in questa casa del demonio». Aprì la teca, per prendere il libro.
    In realtà lo stava facendo solo per mettere fastidio alla religiosa famigliola, in realtà non gli importava niente dell'incolumità del libro: per lui poteva benissimo rimanere lì. Ma quando qualcuno gli stava antipatico, faceva di tutto per infastidirlo, mettendoci di mezzo anche la religione.
     
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  11. Clarinet~chan
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    [SPOILER]E' vero xP a volte mi confondo la sua versione per il gdr e quella reale... sono rincitrullita ultimamente xD[SPOILER]

    Marianna guardò stizzita il sacerdote, si riprese il libro, spingendolo a sè e lo ripose con cura nella preziosa teca, sfogliandolo velocemente se fosse rovinato.
    "Cosa vuole fare col nostro libro?" gracchiò indispettita, mettendosi le mani sui fianchi e guardando con i suoi occhi verdi, le pupille del sacerdote, come se volesse scrutargli la sua anima sporca e corrotta da una mentalità troppo chiusa, tappata dai soldi e dai lussi che la sua vita bigotta gli permetteva di fare con le offerte dei fedeli durante le sedute che egli presiedeva.
    Nel frattempo il marito guardava ancora nella scatola che Re Bowser aveva inviato loro, trovandoci la partitura del concerto per arpa di Ludwig, scritto con una calligrafia piccola e minuziosa. Egli scrollò e vide un libro antichissimo, l'epopea di Bowser, già scrutato dal Sommo sacerdote, che egli aprì e dopo aver osservato velocemente le pagine, che avrebbe studiato in seguito aiutato dalla figlia, un bigliettino volò, pian piano, cercando di sfidare la gravità come il suo collega proveniente dal quadernino di Giulia, ma a differenza della citazione di Koopaire, c'erano scritte le scuse, i complimenti e gli incoraggiamenti ai filosofi, o almeno quelli che avevano il desiderio profondo di diventarlo, scritti direttamente da Re Bowser, di suo pugno e la sua inconfondibile calligrafia, arricchita dal timbro reale, non facevano che confermare i peggiori sospetti di Koopifacio VIII.
    Ma a differenza di quel foglietto che planava chissà dove su per la collina, e che forse era pure arrivato a Cittix, o chissà dove, in un luogo dove nessuno avrebbe mai messo piede, magari, il bigliettino cedette relativamente presto alla forza di gravità, cascando proprio davanti ai piedi del sacerdote.
    Ernesto si alzò da terra, vicino al baule dietro al quale era rannicchiato poco prima, prese il bigliettino e chiese venia al koopa impreziosito, sia per il bigliettino, che per l'atteggiamento sprezzante della moglie, che lo fissava ancora arrabbiata, con quei suoi smeraldi che brillavano di una luce non maligna, ma amareggiata, come se stessero di mostrare il vero sentimento che in quel momento occupava il corpo e la mente della marchesa dai capelli ramati, che cercava di rimanere nella sua finta rabbia.
    Ernesto avrebbe voluto dirle di rimanere ferma, senza agire, per non alimentare i suoi meschini giochetti, per non fargli avere la piccola vittoria di aver indispettito il sacerdote, ma non ce la fece, perché dopotutto ce lo avevano davanti, in tutta la sua ricchezza, e già la loro situazione non era delle migliori.
    Intanto Flavio era rimasto lì, immobile, impietrito dalle parole che il koopa gli aveva detto.
    Era appena stato scomunicato, escluso dal suo ordine religioso, verso il quale aveva una sincera e devota fede, che si basava su un'interpretazione moderna del Sacro Testo, più liberale e storicamente approfondita, apprezzata a Koopano, dai suoi abitanti, anche i più umili, e che stava impervesando anche nei paesini vicini, ma che tuttavia non aveva ancora preso piede nella nera e colorata allo stesso tempo Cittix e nelle altre città, forse perché i suoi frequentatori non ne avevano ancora sentito parlare, forse perché avevano ancora in mente le dottrine insegnate dagli altri sacerdoti, più tradizionalisti, e non volevano incappare nei guai nella fede, o forse, più probabilmente perché non erano d'accordo con la sua interpretazione.
    Non poteva essere stato scomunicato lì, davanti a tre dei suoi fedeli più affezionati e dai servi che guardavano inermi la scena, pregando il Signore Altissimo affinchè tutto finisse per il meglio, e il magikoopa cadde a terra, piangendo.
    "RE BOWSER I NON AVREBBE VOLUTO QUESTO" gridò in un urlo strozzatissimo, singhiozzando e togliendosi gli occhialoni, facendo vedere per una volta i suoi piccolissimi occhi azzurri.
    "LUI AVREBBE VOLUTO UN MONDO DI PACE, NON QUELLO CHE STATE PROFESSANDO, L'ERETICO NON SONO IO, MA VOI!" continuò rialzando il capo e indicando con la zampa il prezioso pontefice, mentre a Giulia, ai servi e alla famiglia era scappato un respiro rumoroso, impaurito dalla reazione del papa.
    Cosa sarebbe successo?
    Nessuno lo sapeva, ma tutti aspettavano che il papa agisse, facesse qualcosa, rendendo quei secondi di attesa della pura ansia, che veniva iniettata lentamente nei sentimenti di ognuno dei presenti
     
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    Non dire così :cry: xD Comunque nelle ultime righe il sacerdote supremo l'hai chiamato "papa" :3 Il "papa" sarà Bowser, che è più importante del sacerdote supremo... Ma essendo più immerso nelle faccende di carattere temporale la maggior parte delle faccende religiose è amministrata dal sacerdote ;)

    PS: Cittix non me la immaginerei "nera", ma piuttosto piccola e nel contempo densamente abitata, come Hong Kong:
    hong-kong-harbor-night-cruise-and-dinner-at-victoria-peak-in-hong-kong-114436
    Oppure Singapore:
    singapore1
    Oppure questa parte di Shanghai (non tutta la città per l'amor di Bowser I):
    Shanghai-Skyline
    Quale te gusta di più? ;)

    Mentre per Koopano io penso al magnifico paesello dove c'è la casa di mia nonna (la foto è piccolina):
    141tour-486270.250x184 Bello?


    Il sacerdote, indignato dal comportamento di Bowser, da quello di Marianna e da quello di don Flavio, uscì dalla casa, non prima di aver detto: «Che Bowser I maledica questa dimora di infedeli, e faccia vedere chi ha veramente ragione!»
    Chi aveva veramente ragione? Bowser, nel suo studio, contemplava il cielo azzurro (infatti la finestra del suo studio era affacciata sul lato opposto rispetto a quello su cui si trovava il portone d'ingresso: si poteva vedere la verde montagna e non s'intravedeva nemmeno un po' dello smog che circondava Cittix come se fosse un'impenetrabile barriera).
    Bowser IX era il discendente di Bowser I, era lui quello che aveva più diritti religiosi. Egli poteva decidere, modificare e persino eliminare alcuni dei dogmi che avevano caratterizzato la religione Bowseriana per secoli. Infatti aveva più autorità del sacerdote supremo, non essendo solo un mero amministratore delle cariche religiose. La sua autorità non si estendeva solo nel campo temporale! Non ci aveva mai fatto caso, perché da quando era salito al trono, non si era mai preoccupato troppo della religione. Invece ora l'infondatezza di alcune idee lo preoccupava, così come la discriminazione razziale che rendeva ridicola quasi tutta la popolazione di IsolBowser.
    Tirò fuori da un cassetto alcuni vecchi documenti che avrebbe dovuto compilare per eventuali decisioni religiose: quei fogli non erano stati usati quasi per mezzo secolo. Scrisse con la sua sorprendentemente ordinata grafia qualche ordine. Quei semplici scarabocchi si sarebbero rivelati fatali per la maggior parte dei Koopa.
    "Re Bowser IX dichiara obsoleta la carica di sacerdote supremo, in quanto prenderà seri provvedimenti per mettere la religione del Regno al passo. Il sacerdote supremo avrà l'unico privilegio di presiedere le messe nel Tempio Principale, ma non sarà diverso rispetto a qualsiasi altro sacerdote del Regno."
    Bowser continuava a scrivere imperterrito: sapeva che quelle semplici righe tracciate con così tanta cura su quei fogli così antichi avrebbero inaugurato una nuova era: "Il volere di Bowser I è ben diverso da quello che la maggior parte dei Koopa ha pensato nel corso dei secoli. Il mio antenato ha predicato l'amore per il prossimo, per tutte le razze esistenti. Pertanto gli umani devono essere rispettati per quello che sono: una razza estremamente intelligenza per niente diversa dai Koopa. Il testo sacro non può essere interpretato alla lettera e molte altre religioni l'hanno capito prima di noi."
    Concluse con: "L'infallibile Bowser IX ha deciso questo, illuminato dal volere di Bowser I.", per dare più autorità al novello trattato.
    Stette seduto davanti alla scrivania, con la penna in mano. "Straccio il foglio e lo getto via? Sì, non posso fare un cambiamento del genere da un giorno all'altro, mi daranno del matto... Almeno gradualmente farò entrare nelle teste dei Koopa questo giusto modo di pensare, ma così all'improvviso no..." pensò. Invece, preso dall'impulso di voler parlare immediatamente con i Merlani, consegnò il foglio a Kamek che, dopo averlo ispezionato con cura, mormorò: «Mi pare proprio la scelta giusta...».

    Mentre Koopifacio VIII tornava arrabbiato in macchina al Tempio Principale, il messaggio di Bowser si poteva già sentire dappertutto. In tutti i canali in TV non si parlava d'altro, vennero consegnate copie della nuova decisione presa dal sovrano in ogni casa.
    Alcuni Koopa guardavano increduli il servizio in TV, altri avevano le lacrime agli occhi. Altri ancora afferrarono le cerbottane, persino sassi e mattoni (e qualsiasi cosa capitasse loro sotto mano se non si ritrovavano con le armi adatte), e si riunirono direttamente davanti a CastelBowser, come quel giorno, quando avevano scoperto della relazione fra Ludwig e Giulia.
    «Diamine!» gridò Bowser, guardando preoccupato dalla finestra «Sono dio in persona io, perché dovrebbero comportarsi così davanti all'infallibilità delle mie decisioni?»
     
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  13. Clarinet~chan
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    Allora sono una rincitrullita dura xD
    Sapevo che passare troppo tempo ad ascoltare musica classica nonstop mentre si ruola o si scrive ti avrebbe rimambito, comunque bella Shangai (ma quella della seconda foto, sopra i grattacieli, è una nave o sbaglio? Ne hanno di creatività gli asiatici xD), e il paesino di tua nonna è delizioso, per Koopano m'immaginavo anche Brusuglio, una cittadina nel milanese dove vorrei andare solo per passare davanti alla casa di Manzoni xD, però la fotografia che hai inviato rispecchia meglio il concetto che avevo del paesino!
    Mo rispondo, anche se questa non sarà lunghissima


    Il sacerdote se ne era andato, lasciando Don Flavio e la famiglia nella desolazione più totale.
    Dagli occhi piccoli scaturivano ancora delle lacrime, che tornarono più grandi ogni singhiozzo che egli faceva, mentre veniva accudito dall'energica Marianna, che fece preparare dai servi dei biscotti al cioccolato, di quelli che preparava sempre dopo la benedizione alla casa, mentre gli diceva frasi come: "Magari non lo farà sul serio, l'ha detto per farti paura"
    Nel frattempo Ernesto riponeva nella biblioteca i preziosi e antichi tomi che Bowser ha regalato alla loro famiglia, nella sezione libri religiosi, mitologici ed epici, dei volumi che avrebbero aumentato ancor di più il già alto valore dell'enorme biblioteca.
    Nel frattempo Giulia, rimasta ancora scioccata per ciò che era successo in quei tre giorni, tutto accaduto così in fretta, in quelle pochissime ore in cui sperimentò quasi tutte le espressioni possibili per una ragazza, dalla speranza fino all'angoscia più profonda. Sebbene avesse cercato di dormire quella lunga notte, riuscendoci per poco tempo, per poi svegliarsi subito, si sentiva ancora stanca, e non osava neanche andare in biblioteca a studiare, poiché riteneva di non essere sufficentemente attenta per memorizzarsi le perle che i filosofi, i suoi insegnanti che al contrario del padre o di Don Flavio, non erano presenti, ma che avevano scritto tutte le lezioni di vita di cui un'adolescente aveva bisogno, confrontando idee diverse, e imparando ad accettarle tutte, sebbene alcune di esse ad un primo impatto potevano sembrare assurde, ma che dopo aver seguito i loro ragionamenti, a volte complicati, avevano un senso.
    La ragazza si adagiò su un divanetto simile a un triclinio romano, sebbene la sua funzione non fosse quella di far sdraiare le persone, prese un telecomando e accese la tv, dove su Rete Koopa, per poco tempo, si vedeva una vecchia puntata di Booirot, subito interrotta da un telegiornale improvviso quanto fulmineo: la giornalista leggeva la notizia esterrefatta, incredula, con voce poco sicura la notizia del momento: Il sommo sacerdote sarebbe stata una figura minore, meno importante nella religione Bowseriana, notizia che fece sorridere la ragazza, che chiamò a raccolta i genitori e un ancora piangente Don Flavio a raccolta, per raccontare tutto quello che aveva visto, dopo essersi seduta compostamente come una brava signorina di buona famiglia deve fare, riuscendo a rallegrare il prete, facendolo piangere nuovamente dalla gioia, finendo di inzuppare i suoi indumenti, e facendo ridere teneramente la ragazza, che lo abbracciava accarezzandogli la testa.
     
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    Il sovrano

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    Il paesino di mia nonna si chiama Bodio Lomnago. Non c'è niente e praticamente tutti gli abitanti si conoscono... Però c'è una bellissima vista del lago di Varese e c'è tanta tanta natura (in confronto alla grigia Como in cui vivo io, anche se il lago è molto bello).
    Comunque nella mia seconda foto c'era Singapore (purtroppo non ci sono mai stato, ma mio cugino sì e può descrivere benissimo quella cosa sopra ai tre grattacieli: ci sono giardini e c'è anche la piscina più alta del mondo!)
    2425__870x_sands-skypark_c
    02-marina-bay-sands-singapore-pool_1600
    PS: La cosa curiosa è che a Singapore c'è un dittatore, ecco perché la dittatura ha anche i suoi lati positivi ;)
    Adesso scrivo la mia parte :x


    Al contrario della letizia che dominava la casa dei Merlani, Bowser era afflitto da qualcosa simile a un senso di colpa molto profondo. In un giorno, così all'improvviso, aveva cambiato per sempre la storia di IsolBowser. Forse in futuro lo avrebbero ricordato come il pazzo re che ha fatto la stupidata del secolo. L'autoritaria religione era diventata, in meno di un giorno, una bazzecola, quasi come se fosse un ostacolo. Ma poi pensava ai lati positivi: la discriminazione degli umani non era giusta, perciò aveva compiuto un saggio passo, e per questo i facoltosi cittadini di Koopalandia l'avrebbero quasi sicuramente lodato.
    Bowser, in quel momento, si sentiva come un sovrano poco esperto. Si lasciava guidare dai suoi impulsi, forse dai suoi obiettivi personali e le sue scelte non erano mai passate attraverso un vaglio di maturazione. Egli scriveva e basta.
    "Basta pensare troppo... Kamek ti ha dato ragione..." pensò il sovrano accigliato "Dopotutto tu sei il sovrano, il popolo pensa che le tue idee siano infallibili, puoi da un giorno all'altro ribaltare la situazione...".
    Dopo essersi autoconsolato, guardò la folla di Koopa protestanti davanti al castello.
    «Ma Kamek, perché si ribellano? Se la sacra scrittura dice chiaramente che io sono infallibile...!» balbettò Bowser.
    «Eh, ci sarà sicuramente qualcuno dietro a questo, qualcuno che si reputa abbastanza esperto nelle scritture da usarle a loro favore...» rispose il Magikoopa, mescolando incessantemente lo zucchero in una tazzina di tè.
    Bowser guardò meglio nella folla, utilizzando il suo cannocchiale. Vide diversi sacerdoti e persino il sommo sacerdote, che si era unito agli altri da poco, ancora visibilmente scosso dalla nuova notizia udita. Erano loro, i sacerdoti della fazione maggioritaria, che avevano usato le sacre scritture per pilotare tutti i Koopa!
    Il sovrano aprì la finestra e sentì chiaramente: «Dobbiamo esorcizzare il sovrano! Non è in sé! La sacra scrittura conferma tutto!» era la voce di Koopalestino V, che si ritraeva sempre quando si trovava da solo, ma quando si trovava in massa era quello che urlava più forte degli altri.
    Molti altri sacerdoti facevano come lui e presto si unì a loro Koopifacio VIII, che stringendo in mano la sua preziosa copia del libro sacro aveva iniziato a recitare preghiere nell'antica lingua Bowseriana.
    Una folla protestante passò anche davanti alla casa Merlani, per dirigersi verso il castello.
     
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  15. Clarinet~chan
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    Il corteo sfilava rumorosamente nella via dove abitavano i Merlani, una strada solitamente tranquilla, silenziosa, irradiata dal verde dei numerosi giardini delle casette di chi ci abitava, impreziositi da alberi di numerose speci, tra i quali gelsi e dei ginko biloba, che proprio in quel periodo erano nei giorni in cui puzzavano di più, declamando le numerose lamentele dei vicini.
    I suoni, i lamenti emessi dal folto sciame di koopa spezzò la quiete del viale, disturbando i sonnellini di bellezza di qualcuno, che si affacciò dal balcone delle loro ville, i cui stili variavano da uno più baroccheggiante, a uno più simile al liberty, anche se non mancava qualcosa di più contemporaneo.
    Tra di essi c'erano anche Pietro e i suoi genitori, che vivevano a un paio di isolati dalla casa di Giulia, in un palazzo rinascimentale, la cui facciata, semplice e quasi anonima, decorata solo sulle finestre e intorno al portone, nascondeva un vasto repertorio di affreschi dipinti da artisti di varie epoche, tra cui, si diceva anche Lakitardo da Vinci. I Koorpone, appena svegliati, poco prima che il corteo si avvicinasse alla loro casetta, osservavano la folla ridendo per certi slogan ridicoli che si potevano leggere sui tanti striscioni e cartelloni che si susseguivano, tenuti da goomba, e koopa, fatti volare da lakitu orgogliosi, le cui parole furono ripetute, ampliate da dei megafoni sparsi dapertutto, come se cercassero, invano, di far scendere dalla strada qualcuno, per unirsi alla loro manifestazione.
    Sì alle tradizioni, no alle nuove leggi del Dio Bowser
    Bowser I non voleva koopa così voluttuosi
    Koopifacio VIII non merita questo relegamento ingiusto

    Queste furono solo alcune delle frasi che si susseguivano per la strada, facendo ancor più ridere i genitori di Pietro, che nel frattempo ordinarono ai servi di prendere del vino, per godersi al meglio quell'attimo di mera ignoranza giustificata da insegnamenti troppo melliflui, come diceva spesso Antonio alla moglie Perla, che sorrideva silenziosamente. Intanto il rosso, tornato dentro la casa preziosa, camminò per le decoratissime stanze e corridoi, in cerca del fratello, che stava sentendo tutto, ma che non voleva alzarsi, perché stava ancora piangendo per la sua cotta impossibile coccolando teneramente il suo Socrate.
    "Qualcosa non va? Ci sono i cortei di manifestanti, per la nuova legge di Re Bowser e credimi, sono in grado di sollevarti il morale per quanto sono ridicoli!"
    trillò scostando le pesanti tende rosse del letto a baldacchino, su cui era ancora sdraiato il fratello, che ai raggi di sole strizzò gli occhi infastidito da essa.
    "Ahhh! No, nulla! Aspetta!"
    ridacchiò il castano, riuscendosi ad alzare, riaprendo gli occhi, superato il primo trauma, cercando di mascherare la tristezza che aveva in cuore.
    "Dai, sbrigati, altrimenti te li perdi!"
    rise il fratello predendolo per la zampa e trascinandolo, percorrendo al contrario il labirinto di affreschi che componevano le stanze, e facendo affacciare il fratello al balcone dove i genitori li aspettavano, facendoli sedere su delle poltrone che presero dalla stanza adiacente, mentre ridevano.
    Alessandro osservò per una manciata di secondi il corteo, che mano a mano che passava il tempo, diventava più fitto, anche se i koopa non riconobbero tra di essi dei volti noti, del villaggio, ma personaggi provenienti da chissà quale luogo, e cercò di sorridere, seppur falsamente, per compiacere la famiglia, anche se dentro al suo cuore c'era dentro solo lei, Giulia, quell'umana che gli occupava la mente, e le conseguenti emozioni della sua vista, preoccupazione per la sua famiglia e disperazione per il fatto che non la potrà mai avere, neanche se lei ricambiava i suoi sentimenti.
    Dopotutto erano di due speci diverse, la loro non sarebbe stata un'unione ben vista nel loro mondo. Voleva piangere ancora, tornare nella sua stanza a coccolare il suo peluche, ma non fece niente, se non sorridere, sotto a quel cielo terso ravvivato dal sole cocente che sovrastava il delizioso paesaggio in cui i personaggi si muovevano.

    Nel frattempo anche i Merlani si erano affacciati alla finestra del salotto, a causa delle voci che urlavano davanti a casa, ma scoprirono con piacere che quasi nessuno degnava di uno sguardo il tempietto neoclassico dei Merlani, a parte di qualche koopa che lo guardava stortamente, ma che andava avanti per la sua strada, facendo intuire alla marchesa Marianna che ormai la situazione che avevano vissuto fino al giorno prima era divenuta ormai acqua passata, e lo sussurrò all'orecchio di Ernesto, alzandogli la candida parrucca, ma il marito la ammonì, dicendole che era meglio aspettare un altro po', sopratutto perché, dopotutto, la reputazione della famiglia era stata rovinata proprio il giorno prima, e che a coprire un velo di silenzio sulla notizia, temporaneamente, c'era solo la riforma di Re Bowser.
    Marianna, dopo aver riflettuto un po', annuì e continuò a guardare schifata la folla di manifestanti, che finalmente si faceva più rada, fino quasi a sparire.
     
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